Al settimo piano dell’hotel che ha rigenerato i codici dell’ospitalità meneghina, l’Executive Chef Francesco Mascheroni regala emozioni inaspettate, che amplificano lo stile Armani anche a tavola, sempre seguendo la sua rotta di amante della ricerca.
Curioso e sempre alla ricerca della perfezione, ama acquistare libri di cucina provenienti da tutto il mondo per continuare a rinnovarsi e a evolvere sia in tecnica che palato. Francesco Mascheroni, Executive Chef dell’Armani Hotel Milano, ha ereditato la passione per la cucina da mamma e nonna ma per costruire il suo successo culminato oggi tra i fornelli del prestigioso albergo meneghino ha poi trovato la sua rotta personale. Anche sull’acqua. La sua prima giacca bianca da chef infatti l’ha indossata a Piombino, quando, marinaio di leva, aveva il compito di preparare i pasti per decine di commilitoni. Un’esperienza umana e professionale intensa e umile che successivamente lo ha portato a saper gestire con disciplina e perfezione lo staff di ben 22 cuochi che all’Armani Hotel operano in 4 outlet: ristorante gourmet, lounge bar, room service e banchetti.
“I primi anni di vita e di ‘scuola’ di cucina a casa – racconta Francesco Mascheroni che, dopo aver studiato all’Istituto Alberghiero a Varese dove è nato ha sconfinato in Svizzera per continuare a imparare – sono stati quelli che mi hanno segnato forse di più, grazie alla nonna in particolare che mi ha passato i segreti di famiglia. Di mio poi ho messo una grande manualità, una fortissima passione per il mestiere e una ancora più vasta curiosità di capire che cosa c’è nel mondo della gastronomia. Oggi quindi la mia filosofia è quella di proporre ricette di un’italianità rivisitata che grazie a un twist inaspettato può trovare ogni giorno percorsi nuovi. La cucina del nostro Paese infatti secondo me può dare ancora tanto, anche solo rendendola più leggera e attuale: questo è il mio percorso e la mia visione. Ma il segreto nella cucina come nella vita è trovare un equilibrio”. Francesco Mascheroni a questo equilibrio è arrivato dopo avere portato a termine varie esperienze in Italia e all’estero nel 2015 è a fianco di Davide Oldani a Expo Milano in qualità di Chef e Responsabile del ristorante ‘Zafferano e riso alla milanese’, mentre l’anno successivo sbarca proprio all’Armani Hotel, prima come chef di cucina e dove oggi come dominus propone un menu a cavallo tra la tradizione italiana e struggenti racconti di sapori internazionali.
IL LUSSO È MANGIAR BENE
“Mangiare ai tavoli dell’Armani Hotel, affacciati sulle magnifiche vie del centro di Milano ma insieme lontani dalla routine e dal caos cittadino, vogliamo che sia un’esperienza che unisce palato e vista, grazie anche alle luminose vetrate che incorniciano l’intero settimo piano e che trasformano questa esperienza culinaria in un’immersione nella luce e nei sapori non convenzionali. Oggi ovviamente il mio ruolo non è solo creativo ma anche quello di dare la strategia a livello della gestione delle persone. È indispensabile lavorare insieme a un team che sia in completa sintonia per poter esprimere una perfetta sinergia che alla fine si trasforma in qualità, anzi eccellenza”.
Situato nel prestigioso edificio di via Manzoni 31 a Milano, nel cuore del celebre quartiere conosciuto come Quadrilatero della Moda, l’Armani Hotel inserisce la sua estetica contemporanea – alla quale lo stesso Giorgio Armani ha contribuito con il suo tocco personale – nell’edificio in stile ‘razionalista’ progettato originariamente da Enrico A. Griffini nel 1937. Un albergo antico e ultramoderno allo stesso tempo, nel quale si può godere di un’esperienza intima anche quando si è lontani da casa, in linea con la filosofia ‘Stay with Armani’. Lo stile e la filosofia della Maison definiscono ogni dettaglio delle 95 camere e suite nelle quali ogni elemento è stato disegnato personalmente da Giorgio Armani e riflette in pieno la sua estetica. A tavola invece è di Francesco Mascheroni il compito di fornire al palato degli ospiti lo stesso mood. “Questo hotel è parte di un brand che esprime una certa filosofia e anche noi in cucina dobbiamo incarnare questo modello che è quello che cercano gli ospiti, anche a tavola”.