Un tributo alla storia dell’autentico champagne e delle sue radici, in un’edizione limitata solo per intenditori. Comte de Montaigne, maison di Champagne de prestige dell’Aube da 1,2 milioni di bottiglie, presenta così la nuova release Généalogie 2008. Il Blanc de Blancs millesimato, eccellenza assoluta nella proposta di Comte de Montaigne, è infatti “un omaggio alle radici lontane della nostra Maison – rimarca Stéphane Revol, presidente e CEO – che affondano nel XIII secolo quando, nella Côte-des-Bar e dunque nel territorio dell’Aube, fu piantato il primo ceppo di Chardonnay, importato da Cipro dal Comte di Champagne di ritorno dalle crociate”.
Presentata in anteprima mondiale a Venezia, Généalogie 2008 è un’edizione esclusiva, prodotta in pochi pezzi numerati, disponibile solo su assegnazione agli amici della maison, ai membri del Club dei Cavalieri del Comte (una trentina in Italia) e nei flagship Comte de Montaigne (oggi 15 in Italia e 25 nel mondo, con l’obiettivo di arrivare massimo a 50). Verrà distribuita in una cassa edizione limitata da tre bottiglie firmata dall’artista Giò Martorana.
Il progetto flagship e il Club stanno crescendo. “Abbiamo richieste quotidiane per aderire al nostro programma – spiega Revol – anche perché cerchiamo sinergie tra i brand del lusso, con cui lavoriamo per etichette dedicate, e il mondo hotellerie. E questa liaison tra brand sta funzionando, con ottimi risultati in termini di redditività. Abbiamo triplicato le allocazioni in pochi anni”.
Chi entra nel Club si trova in un sistema di networking che coinvolge marchi di primo piano. “Se da un lato siamo specializzati nello sviluppo di partnership con grandi brand, da Cartier a Patek Philippe, da Dolce & Gabbana a Mediaset – riferisce Revol – dall’altro stiamo spingendo sulla presenza nell’hospitality di lusso. Gli hotel di alta gamma sanno accogliere le persone, hanno cura dei dettagli e l’esperienza ci dice che la domanda di champagne è in aumento”. Tanto più che in alcuni brand di hotel, come St. Regis, una bottiglia di Comte de Montaigne è proposta in ogni camera oltre che al bar. Questo lavoro intenso sull’hotellerie è
affiancato da una presenza crescente nel fine dining e in qualche wine bar di alto livello.
L’hospitality vale circa il 30 per cento dei ricavi per la maison. “È un segmento in crescita, in particolare nel luxury – spiega Revol – perché lavorando sulla cura dell’accoglienza c’è attenzione per ogni dettaglio e lo champagne è un’attenzione speciale”. Se dunque da un lato Comte de Montaigne lavora lo champagne che esce con le etichette dell’Eliseo e di Bocuse, oggi mette la faccia su tutte le altre bottiglie. “Noi siamo partiti facendo soprattutto private label – ricorda Revol – e giusto per fare un esempio abbiamo prodotto le bollicine che uscivano con l’etichetta Crazy Horse. Poi, 15 anni fa, abbiamo definito il nostro brand e da allora (salvo le due eccezioni eccellenti) firmiamo ogni referenza”. Attualmente il mercato italiano vale il 15% dei ricavi di Comte de Montaigne, a fronte di un 30% del mercato francese.