Solo il 36% degli albergatori italiani è ottimista a proposito dello sviluppo dei ricavi nei prossimi sei mesi: per gli hotelier tricolori il primo motivo di preoccupazione è legato ai costi dell’energia, (come indicato dal 79%), seguito dalla difficoltà nella gestione delle assunzioni (46%), dalla situazione economica attuale (41%) e dalla crescita dai costi per lo staff (39%). Sono queste le principali conclusioni che si traggono leggendo la ricerca di mercato che l’istituto internazionale Statista, in collaborazione con Booking.com, ha realizzato durante lo scorso autunno coprendo 23 mercati europei tra i quali proprio quello del Bel Paese.
Intitolato ‘European Accommodation Barometer 2022’, lo studio indaga approfonditamente sullo stato del mercato dell’ospitalità nel Vecchio Continente, per capire anche quali potranno essere, secondo gli albergatori europei che le vivono in prima persona, le opportunità future in questo business. Dallo studio quindi si evincono altre interessanti informazioni legate al mondo dell’ospitalità italiano: è appena il 18% degli imprenditori dell’accoglienza italiani a dire che investirà nella sua struttura nei prossimi sei mesi più risorse rispetto al precedente semestre. In quest’ottica non stupisce che ben il 64% degli albergatori della Penisola racconti di essere già molto preparato alle sfide della trasformazione digitale. Più di uno su due, il 54%, dice anche di essere già pronto alle crescenti richieste degli ospiti in tema di sostenibilità e approccio green.
“Gli ottimi risultati ottenuti nelle stagioni estive degli ultimi due anni – ha spiegato Ben Schroeter, Direttore Pubbliche Relazioni di Booking.com durante il webinar di presentazione della ricerca -, hanno motivato risposte abbastanza positive da parte degli albergatori italiani. Certo la maggioranza resta cauta vista la complicata congiuntura economica e politica, ma il sentiment a lungo termine resta di ottimismo”. Allargando invece la lente a tutto il mondo europeo del settore, la ricerca sottolinea come anche per la maggioranza degli albergatori del continente (80%) la sfida più grande del momento è nei costi dell’energia, cui seguono le preoccupazioni per la situazione economica attuale (48%) e per i costi dello staff (42%). Tornando invece a guardare i risultati a livello nazionale, si scopre come gli alberghi che fanno parte dei maggiori brand di catena performano meglio dei colleghi indipendenti, sia per quanto riguarda l’occupazione che rispetto al pricing delle camere. Sebbene infatti tutti gli hotel dichiarano di avere ottenuto buoni risultati negli ultimi sei mesi, è del 77% la percentuale degli hotel di catena che ha dichiarato risultati positivi, contro il 68% degli alberghi indipendenti. Quanto detto sul successo delle catene, si riflette anche nei risultati di hotel con oltre 250 letti che si dichiarano più propensi rispetto alle piccole imprese a valutare il loro sviluppo generale molto positivo (78%), la tariffa della camera adeguata (60%) e il tasso di occupazione soddisfacente (64%).