Settore considerato da molti albergatori come il primo competitor del proprio business di accoglienza, quello degli affitti brevi si sta sempre di più affermando in Italia e non per forza a discapito dell’ospitalità in hotel. “I nostri dati dicono che nel solo 2022 – spiega il presidente di Aigab (Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi) Marco Celani – il comparto italiano dello short rent ha generato 11 miliardi di euro di Pil, a fronte dei 28 miliardi prodotti dal settore alberghiero. A ciò si aggiunge un numero altrettanto importante: per ogni euro investito nell’affitto di una casa nella quale soggiornare, il turista ne spende almeno quattro nell’indotto, ovvero tra trasporti, cibo e cultura. Arricchendo tutta la destinazione. Anche per questo quella contrapposizione tra ospitalità alberghiera ed extra alberghiera che prima veniva percepita come assoluta oggi sta finalmente cambiando. E il cosiddetto modello ibrido è sempre più frequente: le più importanti catene alberghiere internazionali, come ad esempio Marriott e Hilton, si sono già dotate di strutture di property management, seguite oggi anche da diverse realtà italiane che stanno cominciando a gestire serviced apartments, come nel caso di Starhotels a Milano e a Firenze. Infine anche hotel a conduzione familiare, dalla Romagna alla Liguria, iniziano a gestire appartamenti nei pressi delle loro strutture, beneficiando delle economie di scala per prenotazione, ristorazione, pulizie e personale”.
Esploso negli ultimi anni anche grazie alla pandemia che ha portato i turisti a cercare soluzioni di ospitalità più legate alla privacy e al non dividere spazi comuni con estranei, lo short rent può ancora crescere bene, secondo le stime di Aigab: anche perché ad oggi, a fronte di un patrimonio di 6,3 milioni di seconde case possedute dagli italiani e non sempre utilizzate, sono solo circa 700mila gli immobili presenti nel circuito degli affitti brevi. “Al momento sono 200mila le ‘soluzioni abitative’ gestite dalle principali aziende che si occupano di short rent, come Italianway, CleanBnB, Altido, Wonderful Italy e Sweetguest”, aggiunge Marco Celani che è anche amministratore delegato di Italianway, primo operatore sul mercato italiano degli affitti brevi con 3.200 immobili contrattualizzati e 360 destinazioni coperte. La stessa Italianway per il 2023 appena iniziato ha già raccolto prenotazioni per un valore di 12,5 milioni di euro: il 90% dei clienti sono viaggiatori internazionali alto spendenti e desiderosi di vivere un’esperienza di soggiorno in una casa italiana, immergendosi nella realtà della destinazione scelta. Tra questi il 57% si sposta con la famiglia mentre il 43% sono coppie o viaggiatori business: hanno in media tra i 35 e 49 anni e provengono da Usa, Regno Unito, Canada, Israele, Francia, Germania, Nord Europa e Spagna.
“Sicuramente il 2022 – conclude Celani – è stato un anno di piena affermazione del settore, con il superamento dell’anno record 2019, nel quale si era arrivati a sfiorare il tetto dei 10 miliardi di euro. E il 2023 si preannuncia altrettanto favorevole proprio grazie all’arrivo previsto ancora più massiccio dei turisti stranieri che sono il serbatoio principale del comparto short rent. Sia grazie al cambio del dollaro che resta favorevole spingendo in Italia molti americani, sia grazie a un trend che si sta affermando sempre di più e che è stato ribattezzato ‘turismo delle origini’. Riguarda infatti gli italiani residenti all’estero che sono attualmente 5,6 milioni e che, dopo le chiusure della pandemia, stanno sentendo una spinta maggiore nell’andare a rivedere i propri parenti e i luoghi d’origine”.