Battuta d’arresto nelle transazioni relative all’asset class alberghiero. Lo rileva Cbre che ha analizzato il mercato degli investimenti immobiliari in Italia nel 2022, suddividendolo anche per categorie. A livello globale il volume delle compravendite cresce del 12% generando 11,7 miliardi di euro, mentre alcuni asset risultano in calo. Tra questi c’è il settore hotellerie, che frena del 22% fermandosi a 1,6 miliardi di euro.
Francesco Calia, Head of Hotels di Cbre Italy, spiega a Pambianco Hotellerie le ragioni di questo andamento: ” Il calo dei volumi transati nel quarto trimestre del 2022 per l’asset class degli hotel va contestualizzato: l’interesse da parte degli investitori rimane forte e con una view positiva per i prossimi anni. Il 2022 è stato caratterizzato da un ottimo Q1 e Q2 e successivamente si è notato un rallentamento nella seconda metà dell’anno causato dagli effetti della guerra in Ucraina e da fattori macroeconomici, quali inflazione e rialzo dei tassi di interesse, che hanno congelato diverse operazioni e messo gli investitori core in mood ‘wait & see’. Per l’anno in corso, la pipeline è robusta e i fondamentali (performance alberghiere) ben oltre i livelli del 2019, trainati soprattutto da una crescita importante dell’Adr”.
Il manager aggiunge che Roma e Milano nei prossimi 12-18 mesi saranno protagoniste di un importante volume di completamenti di nuove strutture lusso ed extra-lusso, gestite in management agreement o in locazione da catene internazionali. I resort, campioni di resilienza durante la pandemia, resteranno uno dei prodotti di interesse per gli investitori. I mercati urbani secondari e i segmenti inferiori (budget/midscale) cresceranno in maniera minore, in quanto trainati da una domanda prevalentemente nazionale e dal segmento business (politiche di austerità attese dalle aziende).
Tornando a considerare il mercato a livello globale, Cbre sottolinea che il 2022 è stato interessato da una forte crescita dei volumi d’investimento, che hanno raggiunto il secondo valore più alto di sempre, dopo i risultati record del 2019.
È invece nel quarto trimestre del 2022 che si sono concretizzati i segnali di rallentamento avvertiti a partire dalle prime revisioni al rialzo dei tassi di interesse della Bce, che avevano provocato un atteggiamento attendista da parte degli investitori, intenti a monitorare l’impatto della crescita del costo del capitale sul pricing degli immobili prima di avviare nuove operazioni. I volumi d’investimento del quarto trimestre sono stati infatti inferiori del 51% rispetto allo stesso periodo del 2021 e del 26% rispetto al trimestre precedente. Il calo dei volumi d’investimento nel quarto trimestre, in linea con quanto osservato nei principali maggiori mercati europei, ha interessato in modo trasversale tutte le principali asset class. Gli attuali trend dovrebbero rimanere invariati anche durante la prima metà del 2023, con operazioni ancora frenate dall’aumento del costo del capitale e da una ridotta disponibilità a finanziare nuove operazioni da parte degli istituti bancari, in particolare per investimenti nel mercato retail. Negli ultimi mesi si rileva comunque un miglioramento del clima di fiducia degli investitori immobiliari, in seguito ai primi segnali di rallentamento dell’inflazione in Europa e negli Stati Uniti.