Cambia pelle il tessuto commerciale dei centri storici dei comuni italiani ‘medio-grandi’: lo raccontano i dati dell’analisi ‘Città e demografia d’impresa’ realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio che prende in esame il periodo temporale dal 2012 al 2022. Durante questi dieci anni infatti i numeri dimostrano come ci sia stata nelle aree cittadine centrali una decisa diminuzione (-18,3%) nella presenza di negozi di beni tradizionali (con le punte di -31,5% per librerie e di -30% per mobili e ferramenta) e di contro una crescita delle attività di alloggio e ristorazione: +43,3% per la prima categoria (comprendente sia ricettività alberghiera che tutte le altre forme di accoglienza e di affitti privati) e un più contenuto +4% per il mondo del food. Si tratta comunque di un cambio radicale nella prospettiva commerciale e dei servizi all’interno delle città italiane.
I numeri di Confcommercio inoltre certificano che, tanto per il totale Italia quanto per i 120 comuni considerati nella ricerca, il tessuto produttivo e commerciale ha invece tenuto duro durante la pandemia e le fasi difficili della crisi energetica, quando la riduzione del numero di punti di vendita di attività commerciali con sede fissa è stato attorno al 4% (periodo 2019-2022). Allo stesso modo è andato il trend relativo al mondo dell’accoglienza e della ristorazione: a fronte dell’aumento globale del +6,6% di attività tra il 2012 (quando erano 73.692) e il 2022 (78.537), nell’ultimo periodo pandemico un rallentamento del giro d’affari ha colpito anche il settore delle attività turistiche, che sono calate nell’ultimo triennio del -1,8%.
Andando a guardare più nel dettaglio i dati relativi all’accoglienza, la ricerca mostra come tra il 2019 e il 2022, la crescita ha premiato soprattutto le attività di alloggio extralberghiere, che nei centri storici sono cresciute del +4,3%, mentre gli hotel hanno avuto un leggero calo (-1,4%). Questo è spiegabile probabilmente con le diverse modalità di soggiorno scelte dai viaggiatori soprattutto durante il 2020 e 2021, quando gli affitti privati sono stati al centro dell’interesse di turisti poco propensi a ‘condividere’ i propri spazi con altre persone. Se infine i numeri sono analizzati anche dal punto di vista delle grandi ripartizioni geografiche, si vede come il sud sia stato caratterizzato da una maggiore vivacità. I servizi di alloggio e ospitalità nel mezzogiorno infatti hanno visto una crescita del +82,9% nel decennio 2012-2022, contro il +32,3% del centro-nord.
La conclusione dello studio è quindi che se nelle città medio-grandi prese in esame scatta l’allarme per la riduzione di attività commerciali, di contro l’aumento dell’offerta turistica risulta interessante, con un sud caratterizzato da una maggiore crescita commerciale rispetto al centro-nord. Nel complesso le attività turistiche sono infatti di più e il loro contributo all’evoluzione del mondo commerciale si è tradotta in una tenuta del sistema economico italiano. Il ruolo del turismo è, spesso anche presso gli analisti, sottovalutato proprio nella sua capacità di generare valore aggiunto. Infine lo studio nota come la crescita dei servizi di ristorazione rappresenta il riflesso di fenomeni socio-economici più complessi, come la progressiva sostituzione dei pasti preparati in casa con quelli acquistati al ristorante tramite asporto. La quantificazione di questo processo di sostituzione è ancora incerta, ma la sua dimensione è già oggi rilevante.