la gm di four seasons milano racconta come sta cambiando il capoluogo lombardo. e anticipa che i ricavi 2023 sono previsti in crescita del 45% sul 2019 con un adr che è salito del 50% sul pre-pandemia.
C’è un modo, non consueto ma molto diretto, per capire come sta cambiando Milano. Ed è quello di analizzare l’evoluzione dei flussi turistici all’interno del Four Seasons Milano, che è l’hotel ‘storico’ del Quadrilatero della moda e un’icona dell’ospitalità di lusso sotto la Madonnina. Da sempre centro pulsante di eventi legati al fashion e al design, l’hotel è diventato una sorta di ‘cartina al tornasole’ dei trend e delle novità che riguardano il capoluogo lombardo perché ha saputo imporsi nell’immaginario collettivo della città. Inaugurato nel 1993 in via del Gesù in un ex convento del XV secolo, il 5 stelle ha saputo anche reinventarsi negli anni con un rinnovamento completo degli spazi comuni, ristorante, bar e camere a cura del’architetto Patricia Urquiola, mentre il giardino interno è stato reso più appealing con la firma dell’architetto paesaggista e agronomo Flavio Pollano. Con le sue 118 stanze, di cui 51 suite, 900 metri quadrati di spa, oltre 800 metri quadrati di sale meeting e due format f&b, il Ristorante Zelo guidato dall’executive chef Fabrizio Borraccino e Stilla Bar all’interno della lobby e nel giardino, l’hotel rimane ancora oggi il ‘place to be’ del turista, soprattutto di quello internazionale che vuole visitare la città ma anche recarsi nelle località glamour nelle vicinanze. Ecco perché l’intervista ad Andrea Obertello, General Manager di Four Seasons Milano, racconta non solo i risultati di business della struttura e le sue strategie di crescita, ma anche i cambiamenti che sta vivendo la città.
Partiamo proprio da Milano. Qual è la sua identità oggi?
Milano è diventata a tutti gli effetti una destinazione leisure. Si pensa ormai al capoluogo lombardo come a una delle top città da visitare, al pari di Roma, Firenze, Venezia. Un cambiamento che era già iniziato dopo l’Expo del 2015, frenato negli anni della pandemia a causa delle restrizioni imposte ai movimenti, ma poi ripreso a un ritmo sempre più accelerato e oggi la Madonnina rientra a pieno titolo nei circuiti turistici mondiali. Oltre alle sue bellezze artistiche e storiche, all’alto livello della ristorazione e del retail, non va dimenticata la facilità di accesso alla città per chi vola oltreoceano, che fa scalo nel gateway internazionale di Malpensa e raggiunge il centro di Milano in tempi brevi, a differenza di quanto accade in altre città il cui aeroporto è molto distante. Milano inoltre diventa anche un punto di partenza per località sciistiche come St. Moritz e Courmayeur, o destinazioni glamour come il Lago di Como. Siamo lontani dunque dalla concezione ‘vecchia’ che relegava la città meneghina al business travel, con il viaggiatore che si fermava una notte a Milano per i suoi appuntamenti professionali.
Da città business a bleisure a leisure. Che fine hanno fatto i viaggi d’affari?
Questo è un grande cambiamento perché i viaggi d’affari si sono ridotti in modo considerevole. Devo dire che nel nostro hotel la clientela ‘corporate business’ non supera il 7% del totale, a cui si aggiunge circa il 12% della categoria ‘gruppi’, di cui la metà ha una vocazione business, ma la stragrande maggioranza, ovvero il 50% della clientela, è decisamente composta da turisti leisure.
Arriviamo ai risultati di bilancio. Com’è andato quest’inverno?
Siamo contenti, anche se a livello di occupazione non abbiamo ancora raggiunto i tassi del 2019, ma i ricavi sono stati superiori al pre-pandemia. Lo stesso vale per i primi due mesi del 2023 rispetto a gennaio e febbraio 2022. Il motivo è che durante l’inverno, e generalmente per tutto il 2022, l’Adr ha superato del 50% la tariffa media del 2019. All’aumento dell’Adr ha fatto seguito l’introduzione di nuovi servizi, tra cui un reparto di guest relations, ulteriore personale nel sistema di chat online, nuove amenities, fiori e altre ‘coccole’ nelle camere, una diversa articolazione dei contatti con il cliente prima dell’arrivo. Le persone sempre di più cercano personalizzazione nell’ospitalità di lusso, cioè un hotel che sappia anticipare quello di cui hanno bisogno, nonché maggiore servizio e cura del dettaglio.
L’aumento delle tariffe continuerà anche quest’anno?
Al momento attuale, presumo ci sarà una sostanziale stabilità nelle tariffe. Non essendoci stati grandi cambiamenti nel competitive set milanese a livello di ospitalità camere, a parte l’arrivo di Portrait Milano, non intravedo un indice che ci fa presupporre un incremento dei prezzi. Inoltre, il cambio dollaro-euro continua ad essere favorevole per i turisti statunitensi che vogliono viaggiare nel nostro Paese. Penso invece che, dal mese di aprile in avanti, si potrà tornare ai tassi di occupazione del 2019.
Qundi quali valori economici può anticipare per il 2023?
Stimiamo che il tasso di occupazione nel nostro hotel raggiungerà il 71%, ovvero quattro punti in meno ripetto al periodo pre-pandemia, e ormai talloniamo strettamente quello che è stato l’anno record. L’Adr rimarrà sempre a +50% sul 2019 e i ricavi sono previsti in crescita del 45% sul 2019 e del 10% sul 2022. Le grandi variabili sono legate all’inflazione e all’aumento dei costi energetici e delle spese in generale.
Riguardo ai costi, di quanto hanno eroso la marginalità?
Nel 2022, le utilities (ovvero gas, elettricità e acqua) sono cresciute del 200% rispetto al 2019. Ora gli aumenti si sono stabilizzati rispetto all’anno scorso, grazie anche all’introduzione di nuovi sistemi di gestione e di controllo dei consumi, inseriti all’interno del programma di sostenibilità che il gruppo di Toronto sta portando avanti a livello globale. Tornando ai numeri, la crescita dei costi delle utenze, rispetto al periodo pre-pandemico, si traduce in 1,8 milioni di euro in più, per un totale quindi di circa 3 milioni di euro.
Il tema della carenza di personale si sente ancora?
Meno di un tempo, anche se questo rimane ancora un elemento critico per tutto il mondo dell’ospitalità. Va affrontato sotto diversi punti di vista, che riguardano la formazione, le politiche del lavoro, e anche, perché no, la motivazione che spinge le persone a lavorare nel mondo alberghiero. Parlando di azioni concrete, cerchiamo di omaggiare il più possibile con bonus e premi di produzione i nostri dipendenti.
Il lavoro da remoto porta i clienti a richieste particolari?
Si, stiamo offrendo diversi servizi per ‘cavalcare’ questo trend. Abbiamo implementato il programma Work at Leisure, che adegua la stanza con accorgimenti particolari per svolgere attività di smart working. Ad esempio sedie ergonomiche per lavorare più comodamente, finestre a tutta parete per garantire un grande flusso di luce naturale, luci ad anello e green screen a disposizione per creare contenuti video, e un’illuminazione apposita per videochiamate e presentazioni ai clienti. A questo si aggiungono altri strumenti tecnologici, come il monitor e la stampante in camera, il ripiano per laptop, il mouse e la tastiera wireless, la ricarica Usb e la presa multipla. Le stanze saranno dotate anche di un’apposita segnaletica per garantire la privacy e soprattutto il massimo silenzio. Inoltre, dato che il raggiungimento degli obiettivi richiede attenzione e concentrazione, verrà sistamato nella stanza un tappetino da yoga, nonché caffè e snack freschi, serviti in uno stile semplice in modo che gli ospiti possano mangiare mentre lavorano.