Nonostante siano aumentati i costi operativi delle strutture, in particolare quelli energetici, gli alberghi urbani e resort nei mercati primari della Penisola hanno registrato livelli di profittabilità in crescita, grazie all’aumento dell’Adr e del RevPar sui fatturati. Lo ha rilevato Cbre all’interno dello studio sull’outlook di mercato 2023 del Commercial Real Estate in Italia.
In particolare la città con tariffe e performance più elevate è Venezia. Nel 2022, la città lagunare ha registrato un Adr pari a 330 euro e un RevPar a 198 euro, seguita da Roma con tariffe medie a 260 euro e ricavi su camere disponibili a 156 euro, mentre Firenze ha riportato rispettivamente 255 euro e 156 euro, e Milano 215 euro e 129 euro.
Considerando solo i 5 stelle a livello nazionale, a dicembre 2022 il livello di occupazione degli hotel era ancora in calo rispetto al 2019, precisamente a -11%, ma l’Adr è salito a +41% e il RevPar a +26 per cento. Le altre categorie avanzano con percentuali più basse: nei 4 stelle infatti, considerando sempre il mese di dicembre, con un’occupazione a -8%, l’Adr è salito del 18% e il RevPar dell’8%, mentre nei 3 stelle l’occupazione è arretrata del 4% e l’Adr ha segnato +14% con RevPar a +10 per cento.
Sempre secondo questa analisi, si sono osservate punte di crescita del RevPar del 30% nei mercati primari a vocazione internazionale e soprattutto lusso, come ad esempio a Roma.
L’analisi mostra il trend di crescita del turismo leisure spinta dall’aumento dei viaggiatori internazionali, di cui beneficiano soprattutto le città d’arte e i segmenti upper-upscale e luxury. La contrapposizione tra la crescita dei flussi turistici e l’obsolescenza dello stock alberghiero in Italia continuerà ad offrire opportunità per la riqualificazione di hotel esistenti e la conversione di edifici con diversa destinazione d’uso, nonostante il contesto di incertezza sui costi di costruzione. Le prospettive positive dell’industria alberghiera tengono alto l’interesse per investimenti value-add.
Cbre prevede che nei prossimi mesi, la crescita dei tassi di interesse e il conseguente aumento del costo del debito continueranno a portare alla richiesta di rendimenti più elevati da parte degli investitori, e, in assenza di repricing, si assisterà a ulteriori rallentamenti di operazioni core.