Le tariffe alberghiere in Italia sono aumentate in media del 25% a fine 2022 e inizio 2023 rispetto al 2019. Nel luxury, l’Adr medio è passato da 91 a 146 euro (2022 vs 2019); l’upper upscale da 88 a 125 euro; l’upper midscale da 91 a 121; il midscale da 90 a 122 e l’economy da 102 a 115 euro. Sono i dati Str forniti da Pkf Hospitality Group, commentati dal business development Giorgio Bianchi in un recente incontro con la stampa: “Il focus sui resort è molto forte, è già iniziato da qualche anno ma ora è nettamente in crescita e notiamo che i prezzi dei resort salgono di più rispetto alla media del mercato alberghiero, anche di quello di lusso”.
Il manager ha aggiunto che “Lo scorso anno il settore leisure ha guidato la ripresa, mostrando una vivacità estremamente maggiore rispetto a quella degli hotel di città: “Gli ospiti dei resort si sono mostrati disposti a spendere molto di più per le camere e questo asset è destinato a registrare ulteriori evoluzioni. I principali brand internazionali, da Hilton a Radisson, da Accor a Ihg e Meliá stanno portando avanti delle operazioni in Italia e l’interesse per i resort non riguarda soltanto il balneare, ma anche il prodotto montagna, come testimonia il progetto di Club Med a Sansicario, in Piemonte. Sono attive anche realtà come JP Hospitality su Trieste e Madonna di Campiglio, il 12.18 Group che guarda alla montagna, Ruby Hotels e Ece con il nuovo hotel a Roma”. A favore del rinnovamento non si possono trascurare i fondi in arrivo dal Pnrr e l’apporto del fondo rotativo turismo FriTur da 1 miliardo e 380 milioni per interventi che spaziano dalla riqualificazione energetica a quella antisismica, alla rimozione delle barriere architettoniche. “Questi fondi governativi – riconosce Bianchi – riescono in qualche modo a mitigare gli incrementi dei costi di costruzione, ma è fondamentale promuovere progetti fatti bene”.
Luca Cerretani, director head of Italy di Pkf Hospitality Group, ha sottolineato che la ripresa post Covid è ormai un fatto concreto: “Nel 2023 prevediamo un superamento dei numeri 2019. Il dato più importante messo in risalto dall’analisi di Str Global, è quello dell’Adr, che risulta in aumento non soltanto nel segmento lusso, dove comunque il tasso di crescita è maggiore, ma anche nel midscale e nell’economy. L’aumento dell’inflazione favorisce l’investimento sugli asset alberghieri perché, a differenza di altri comparti come gli uffici o le case, si possono adeguare i prezzi delle camere al maggiore costo della vita”.
Altri due trend molto forti che sono emersi dalla tavola rotonda, oltre a quello dei resort, sono il co-living (serviced apartments) e il senior living.
Architettura e interior design, inoltre, sono due aspetti che incidono sempre di più nella costruzione del pricing. Un fatto dimostrato anche dall’incremento del peso percentuale del progetto architettonico sul costo totale delle camere. “Dal nostro sondaggio interno – ha dichiarato Bianchi – emerge che per quanto riguarda il Capex, gli investitori attribuiscono un 25% di spesa per il “room design”, seguito da un 17% ciascuno per misure di sostenibilità e aree pubbliche; a seguire 14% per l’offerta f&b, 11% digital experience; 8% gym & wellness; 5% per la flessibilità degli spazi e 2% per le aree outdoor.