Nonostante il peso dell’inflazione, gli sciatori hanno preso d’assalto le Alpi innevate. Critica la situazione in Appennino, dove il Natale è stato caldo e le piste si sono imbiancate solo dopo la metà di gennaio.
Era attesa come la stagione sciistica del ritorno alla normalità, eppure quella che si avvia a conclusione non era partita sotto buoni auspici. Il caro-energia rischiava di dare una ‘mazzata’ alle società di gestione degli impianti e i rincari degli skipass avrebbero allontanato – secondo qualche pessimista – il grande pubblico dallo sci. Evidentemente alla passione non si comanda. Si è capito già nel primo banco di prova: il ponte dell’Immacolata e (per i milanesi) di Sant’Ambrogio. In quei pochi giorni, benedetti peraltro da ottime nevicate sull’arco alpino, si sono riversate sulle piste del nord Italia centinaia di migliaia di appassionati. A leggere i numeri del ‘circo bianco’ alpino per l’inverno 2022/23 si scopre che potrebbe essere davvero una stagione da record. Decisamente più complessa invece la situazione in Appennino, dove la neve si è fatta attendere un po’ troppo a lungo (non è arrivata fino dopo la metà di gennaio) e ha messo in ginocchio alcune località, tanto da spingere il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, a proporre lo stato di calamità.
INCOGNITA CLIMA
“Considerando l’arco alpino i dati sono positivi – conferma la presidente dell’associazione esercenti funivie Anef, Valeria Ghezzi – perché il periodo natalizio è andato molto bene e anche gennaio ha visto i numeri tornare alla normalità. Possiamo parlare di una stagione orientata ad un buon risultato. Invece il problema si pone per l’Appennino, che nel periodo natalizio ha vissuto una grossa perdita”.
Come per tutte le aree sciistiche, il tempo delle festività rappresenta più del 25% del fatturato annuale e dunque la totale assenza di neve ha messo in ginocchio i comprensori di Toscana, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo. “È vero che nel momento in cui è nevicato l’intero comparto ha ricominciato a girare – ammette Ghezzi – e ci sono stazioni che hanno contato oltre 7mila presenze in un giorno, ma la perdita è stata comunque rilevante”. Tutto sommato, guardando al bicchiere mezzo pieno, la portavoce degli impiantisti italiani osserva come ci sia “una grande voglia di andare a sciare”. E questo nonostante le spinte inflattive (energia e materiali in primis) che inevitabilmente colpiscono anche il comparto. “Possiamo dire che se il prodotto c’è, il cliente non manca – aggiunge Ghezzi -. I timori legati all’inflazione sono fondati e probabilmente qualcuno è venuto a sciare portandosi un panino da casa. C’è l’attenzione al contenimento dei costi, però lo sci è anche una passione e quindi nel momento in cui ci sono le condizioni la gente arriva. I consumi seguono logiche non strettamente di bisogno e ormai il tempo libero è un valore primario, non secondario”.
A fronte di un avvio di stagione a due velocità (in linea con il 2019 per le Alpi, in debacle per gli Appennini), gli impiantisti hanno incontrato il ministro del Turismo Daniela Santanchè a gennaio per un confronto sulle difficoltà del settore. “Quando siamo andato al ministero – spiega Ghezzi – in Appennino faceva caldo e non si vedeva neve all’orizzonte. Ci siamo confrontati con il ministro e con i funzionari e abbiamo trovato grande attenzione. In particolare c’è la consapevolezza che, se la montagna perde le sue economie, rischia lo spopolamento. Dato che il clima non è un nodo che si può ignorare, il ministro ha voluto affrontare un discorso più ampio, ragionando su destagionalizzazione e riqualificazione complessiva dell’offerta di prodotto per la montagna e per le sue strutture ricettive”. Da Roma è venuta dunque l’assicurazione di un’attenzione forte nei bandi legati al Pnrr.
È BOOM SULLE ALPI
Considerando solo le montagne del nord, nella sola giornata dell’8 dicembre il consorzio Dolomiti Superski ha emesso 102mila skipass, un numero record che non solo recupera sui 35mila del 2021 e supera il pre-Covid (68mila nel 2019), ma fa dimenticare anche il kick-off del 2005 quando erano stati emessi 94mila skipass. “Nei quattro giorni del ponte 2022 – riferisce Diego Clara, responsabile marketing di Dolomiti Superski – abbiamo raggiunto 300mila presenze (ovvero giornate sci, ndr) per un totale di 3,2 milioni di passaggi agli impianti”. Ne consegue che, dopo due anni pesantissimi, segnati dai lockdown, le attese sono piuttosto rosee: sommando gli ottimi risultati in estate e le stime per l’inverno, a maggio il consorzio potrebbe chiudere con quasi 400mila euro di ricavi (mentre un’annata normale rimaneva sotto i 350mila euro). E metà del fatturato viene da ospiti stranieri. Sono numeri importanti anche in termini di ricaduta per il territorio, perché “uno studio recente ha dimostrato che per ogni euro speso in skipass si generano fino a 8 euro di indotto”, chiosa Clara. Da Cortina, Marco Zardini, presidente del consorzio Cortina Skiworld, non esita a definire la stagione “ottima fino ad oggi”, con un ritorno ai numeri pre-Covid. “La stagione sta continuando con un ottimo ritmo: i segnali sono davvero positivi”. Gli fa eco Renzo Minella, direttore Ski Area San Pellegrino: “Ad ora, registriamo un 15% di passaggi skipass in più e il fatturato è cresciuto del 20% rispetto all’anno scorso. La prospettiva è di mantenere questo incremento fino alla fine della stagione. Siamo soddisfatti soprattutto perché sono tornati sulle nostre Dolomiti i turisti stranieri, in particolare i più giovani, da Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria ma anche da Germania e Paesi Bassi”. In Trentino, a Buffaure è stato registrato un +19,5% sulla stagione passata, mentre in Val di Fassa e Carezza si registra un +16,5% di primi ingressi e +15% di passaggi. Da Canazei confermano un ritorno ai livelli del dicembre 2019, ricordata come una stagione record (fino alla chiusura forzata di marzo 2020). Rispetto allo scorso anno gli sciatori sono circa il 10% in più.
In Friuli Venezia Giulia, solo durante le festività natalizie, PromoTurismoFvg ha registrato oltre 200mila ingressi sulle piste da sci. “Nei sei poli regionali il numero degli sciatori è cresciuto in media del 26% rispetto all’anno scorso, con 42mila persone in più”, rimarca l’assessore regionale al Turismo Sergio Emidio Bini. A stagione in corso, dalla Valle d’Aosta la direttrice generale del Centro servizi Courmayeur, Raffaella Scalisi, dichiara un riallineamento con il 2019 tra dicembre 2022 e gennaio 2023. “I flussi sono stati ottimi – sottolinea – tornando ai livelli pre-pandemia. Non abbiamo ancora i dati degli alberghi, ma gestendo anche i parcheggi possiamo fare i conti sui movimenti registrati. E anche dal punto di vista degli eventi abbiamo riempito il calendario, registrando un’ottima partecipazione. A marzo riporteremo gli chef stellati in quota con la seconda edizione di Peak of Taste e ci aspettiamo una chiusura di stagione brillante”.
TUTTO ESAURITO PER GLI HOTEL
Positivo il riscontro anche dal mondo hotellerie. In Trentino, dopo il sold out del periodo natalizio, i dati sulle prenotazioni fanno ben sperare in un proseguo di stagione altrettanto positivo che fa rientrare il 2022/2023 tra le stagioni migliori degli ultimi anni.A Cortina l’orizzonte a cui guardano tutti è l’appuntamento con le Olimpiadi del 2026. “Ci sono aspettative importanti – rimarca il presidente di Federalberghi Cortina, Stefano Pirro – e ci aspettiamo che le grandi progettualità messe in campo vengano affrontate con un approccio concreto”. Dicembre e gennaio sono andati molto bene, ma Pirro prevede buoni risultati fino a marzo. “È importante che ci sia stata la neve – ammette – perché senza neve qui non si fa nulla. I gestori hanno lavorato bene sulle piste e gli ospiti sono stati estremamente soddisfatti”. Secondo il presidente degli albergatori cortinesi, però, non è corretto fare un confronto con il 2019. “Sarebbe riduttivo – precisa – perché il mercato sta cambiando e Cortina, per fortuna, sta tornando ad essere una destinazione per gli stranieri. È questa la svolta che permetterà di fare ottimi numeri nei prossimi anni. Il gap sul 2019 è stato recuperato, anzi siamo andati anche meglio. Però è la maggiore apertura internazionale, con ospiti stranieri che hanno una più elevata capacità di spesa rispetto agli italiani, che nei prossimi anni potrà fare la differenza per Cortina”. Come dire, un ritorno ai tempi d’oro per la regina delle Dolomiti.
Anche in Alto Adige la stagione sembra impeccabile. “Abbiamo avuto neve fresca in cima, che ha permesso quest’inverno di partire con entusiasmo e accogliere i turisti con la volontà di fare vacanza e liberare la mente dallo stress accumulato nei mesi scorsi a causa della pandemia e dei tristi fatti di cronaca”, dicono dalla famiglia Reiterer, che a Avelengo di Sopra gestisce l’Hotel Chalet Mirabell del gruppo Belvita Leading Wellnesshotels Südtirol. In termini di prenotazioni, “ci riteniamo soddisfatti, così come questa estate – confermano – ma c’è ancora bisogno di monitorare la situazione attuale. Abbiamo avuto ospiti di vario genere, in particolare coppie che amano il wellness di qualità, ma anche famiglie che vivono in libertà le attività outdoor in montagna sia in estate che in inverno. Italiani e stranieri, in particolare da Germania, Austria e Svizzera. Ospiti nuovi e abituali, che il nostro 5 stelle si cura di ascoltare, coccolare e accontentare”.
Tutto bene anche sul fronte occidentale. “La stagione – anticipa Gilles Toffoletto, general manager dell’Hotel Hermitage di Cervinia – sta portando degli ottimi risultati sia in termini di occupazione che di risultati economici. Abbiamo riscontrato un ritorno importante della clientela anglosassone, scandinava, russa e ucraina. Molto bene febbraio e marzo, con un completo in molti giorni della settimana”.