Complice la cancellazione dei biglietti aerei la scorsa estate, il mondo dei trasporti turistici guarda ai traghetti. I volumi di traffico nei principali porti italiani sono in forte crescita, e, in alcuni casi, hanno superato il 2019.
Un’estate di ripartenza del turismo quella del 2022, con numeri in crescita un po’ in tutti gli indicatori, anche se per molti viaggiatori i mesi estivi sono stati complicati. Tanti di loro infatti, tra giugno e agosto, hanno avuto voli cancellati: solo nel mese ‘più caldo’ sono stati oltre 15.700 (circa il 2% di tutti quelli previsti), talvolta anche con poco preavviso, dalle compagnie aeree operanti nei cieli europei. Secondo i dati raccolti dalla società di ricerche internazionale Cirium, questa classifica negativa ha visto in testa Turkish Airlines (con 4.408 cancellazioni), seguita da British Airways (3.600), EasyJet (2.045), Lufthansa (1.888) e Wizz Air (1.256). Il motivo principale, a quanto detto dai rappresentanti delle associazioni delle stesse compagnie, come Ibar, è stata la rapida e inattesa ripresa della domanda che ha colto impreparati molti vettori e aeroporti, rimasti a corto di personale dopo due anni di chiusure e ridimensionamenti a causa della pandemia. L’impatto di questo caos nel traffico aereo non si è limitato ai costi e alle difficoltà da affrontare nell’immediato: questa situazione ha anche scoraggiato, nelle settimane e nei mesi successivi, una parte dei viaggiatori, perlomeno quelli che non avevano ancora prenotato le vacanze, con il rischio di compromettere la ripresa del settore turistico dopo l’ottima partenza del primo semestre 2022. Come conferma Pier Ezhaya, presidente di Astoi: “Un’incertezza che ha danneggiato il nostro business nel momento in cui, dopo due anni difficili, iniziavamo finalmente a vedere un po’ di luce”. Pensiero condiviso da Franco Gattinoni, presidente di Fto (Federazione del turismo organizzato di Confcommercio): “Quello che manca nell’aviation, e non da oggi, è una programmazione nazionale. Non possiamo affidarci a compagnie, in prevalenza low cost, che aggiungono aerei e rotte attraverso accordi che durano per pochi mesi e non permettono alle aziende del turismo di programmare”. Tanto più che il problema delle cancellazioni si è riproposto dopo poche settimane, in autunno. Secondo le analisi di Airline Data, società di consulenza del settore aereo, tra novembre 2022 e marzo 2023 le compagnie aeree hanno messo in vendita un milione di sedili in meno (-37%), rispetto agli stessi mesi tra 2018 e 2019, soltanto sulle rotte nazionali. Pensando solo alla Sardegna l’offerta dei posti da e verso l’isola risulta inferiore persino al 2021, anno ancora pandemico.
La soluzione? I traghetti
Una risposta al problema può essere allora quella di cambiare mezzo di trasporto. A qualcosa del genere aveva pensato il Consiglio Europeo già nel 2004 grazie all’avvio dei progetti “21-Motorways of the Sea” e “Ten-T Trans European Network Transport”. Per la prima volta infatti si era capito che una soluzione ai problemi dei trasporti di persone e di merci in Europa poteva essere quella di aumentare le tratte via mare. La proposta dell’Unione Europea era quella di creare una grande rete di collegamento tra i porti del Baltico e del Mediterraneo, del Nord Africa e del Mar Nero. “Si parlava allora di ‘short sea shipping’ – ricorda Luca Sisto, direttore generale di Confitarma, l’associazione degli armatori aderente a Confindustria – fino a che proprio in Italia non si è iniziato a parlare di ‘autostrade del mare’, una definizione poi adottata da tutti”. Oggi, dopo vent’anni di sviluppo anche tecnologico dei mezzi di trasporto, le ‘autostrade del mare’ sono un’interessante realtà i cui numeri quando si parla di persone e di traghetti che le trasportano in vacanza sono, relativamente alla navigazione lungo le coste italiane, molto interessanti. E in crescita. Partiamo proprio dalla Sardegna: i numeri di traffico ferry registrati nel 2022 non solo sono superiori del 22% rispetto a quelli del 2021 ma praticamente allineati a quelli del 2019 (+0,02%). Secondo i dati di Assoporti infatti, i traffici dei traghetti nei principali porti commerciali (Cagliari, Olbia, Porto Torres, Golfo Aranci e Arbatax) hanno registrato per il 2022 poco meno di 5 milioni di passeggeri. Se dal Tirreno si passa all’Adriatico, si trovano altri numeri interessanti: nel sistema portuale del mare Adriatico centrale, sempre secondo Assoporti, i passeggeri trasportati dai traghetti nel 2022 sono cresciuti del +31,4% rispetto al 2021. Più in dettaglio, i passeggeri dei traghetti verso la Grecia sono cresciuti del +23% sul 2021, e del +85% verso la Croazia. Stesso trend anche per il sistema Adriatico Meridionale (porti: Bari, Brindisi e Termoli): nel 2022 sono transitati quasi 1,7 milioni di viaggiatori, con un aumento del +50% sul 2021.
Flotta italiana al top
Risultati lusinghieri per il comparto dei traghetti italiano che primeggia nel settore anche a livello mondiale: gli armatori della Penisola sono infatti oggi al primo posto per quel che riguarda il valore della flotta di navi per trasporto passeggeri e merci, come spiega il recente report della società di analisi anglosassone Vessels Value. Questi dati dicono che il valore della flotta in esercizio e in ordine facente capo ad armatori italiani è largamente il maggiore al mondo con 4,03 miliardi di dollari. Sul podio ma distaccati cinesi e giapponesi, con 2,64 e 2,56 miliardi. Per oltre il 50% questo risultato è ascrivibile alle flotte di Grimaldi Lines (1,495 miliardi di dollari) e di Grandi Navi Veloci (1,214 miliardi), che occupano il primo e il quarto posto nella top ten globale. “I risultati dell’estate 2022 – spiega proprio il CEO di Gnv Matteo Catani – hanno visto un incremento del 46% per quanto riguarda il volume di passeggeri trasportati rispetto al 2021, e il 35% rispetto al 2019 che era stato l’anno migliore della compagnia. Sono cresciute in particolare Sicilia e Sardegna, i cui volumi hanno registrato +22% e un +45% sul 2021”. La conferma di una ‘potenza di fuoco’ sul mare che non ha uguali e che potrebbe fare ancora di più la differenza in ambito turistico. “Se l’Italia avesse gli stessi livelli di accessibilità ai porti della Germania – dice il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – potrebbe contare su un incremento di Pil di 90 miliardi di euro l’anno. Serve allora una scelta forte di campo, a favore dell’intermodalità, tra le ‘autostrade del mare’ e le tratte ferroviarie ad esempio, insieme a un processo di rinnovo delle flotte dei traghetti”. Anche se già oggi quello via mare è un trasporto estremamente sostenibile, specie se confrontato con quello aereo, a livello di emissioni e di impatto ambientale. “Il concetto di ‘autostrade del mare’ che nasce per favorire la riduzione del trasporto su gomma e non solo – racconta Francesca Marino, Passenger Department Manager di Grimaldi Lines – è un progetto che abbiamo abbracciato da tanti anni per le merci ma soprattutto per le persone. Anche realizzando grandi investimenti per il varo di nuove navi ibride che sono altamente tecnologiche ed ecofriendly”. Di recente infatti Grimaldi ha concluso con Intesa Sanpaolo due finanziamenti per un ammontare complessivo di 70 milioni di euro finalizzati all’acquisto delle nuove navi Eco Mediterranea ed Eco Adriatica, rispettivamente la decima e l’undicesima della classe ‘Grimaldi Green 5th Generation’.
Transizione green
Stesso focus sulla sostenibilità anche per Corsica Sardinia Ferries, compagnia di navigazione che da anni segue la rotta della transizione ecologica e della riduzione dell’impatto ambientale delle sue attività. Ultima azione di questa politica è stato l’investimento sulla realizzazione di futuribili navi traghetto ‘a vela’. “Dopo un 2022 che ha registrato numeri pre-pandemia, con oltre 3,7 milioni di passeggeri – dice Pierre Mattei, Presidente di Corsica Sardinia Ferries – abbiamo il dovere di sostenere la transizione energetica appoggiando queste soluzioni lungimiranti, che sono veri e propri laboratori per la propulsione del trasporto marittimo di domani. Come questa innovativa nave a due alberi, che sfrutterà 3.000 metri quadri di vele rigide a controllo automatico, per trasportare fino a 400 auto con i rispettivi passeggeri”. Certo quello della sostenibilità nei trasporti via mare resta un tema complicato che rischia di non essere economicamente a favore delle compagnie di navigazione, che per espandersi sul mercato puntano anche su altri fattori, primi tra tutti pricing e servizio. “Puntare su un sempre maggiore numero di tratte – conclude Marino – e su tariffe più competitive aiuta a far crescere le aziende del settore e a renderle economicamente sane. Inoltre è importante per noi vettori avere la possibilità di ‘allearci’ con gli altri attori di una meta turistica, come le istituzioni e le aziende dell’ospitalità e dei servizi. Ragionare in termini di destinazione funziona anche perché chi usa la nave, ad esempio per raggiungere le isole, poi ha un suo mezzo (auto, moto, camper) e quindi compie un turismo itinerante sul territorio che garantisce permanenza e ulteriore spesa, creando maggiore sviluppo anche per le località più piccole e meno note. Non solo: la grande frequenza di partenze che garantisce il trasporto via mare è utile per il mondo dell’accoglienza che può vendere soggiorni anche fuori dai classici pacchetti estivi da una o due settimane. Il motivo è che si parte e si arriva tutti i giorni, non solo nel weekend, e in tanti diversi orari. C’è una possibilità maggiore sia di diversificare durante l’estate sia di destagionalizzare, rendendo più flessibili le vacanze durante i mesi meno frequentati”.