Negli ultimi 10 anni, dal 2013 al 2022, il numero degli alberghi in Italia è diminuito passando da 32.728 a 32.109 unità, mentre è aumentato il numero delle strutture appartenenti a catene, da 1.308 nel 2013 a 1.802 nel 2022. Di conseguenza, l’indice di penetrazione delle catene sul totale esercizi ricettivi è balzato dal 3,9% al 5,6 per cento. La misura della presenza nella Penisola degli hotel che fanno capo a gruppi internazionali e domestici è ancora più evidente considerando il numero delle stanze: il totale rooms italiano si è ridotto dal 2013 al 2022 arrivando a 1.073.522, di cui 190.216 sono le chain rooms (erano 143.968 nel 2013) e quindi l’indice di penetrazione delle stanze di catena sul totale camere alberghiere è salito l’anno scorso al 17,7%, contro il 13,2% del 2013.
Sono i dati che si evincono dall’anteprima del report Hotels & Chains Italy 2023, presentato da Maddalena Terraneo di Horwath Italia, durante lo scorso convegno all’Università Bocconi promosso da Associazione Italiana Confindustria Alberghi.
Tornando all’aumento della penetrazione delle camere di catena, è evidente che la dimensione media degli hotel che fanno capo ai gruppi è superiore rispetto al mercato e questo spiega l’indice di penetrazione maggiore rispetto a quello degli alberghi. Si evince però che nei 10 anni il numero medio delle camere per albergo in Italia è leggermente aumentato, da 32,4 camere a 33,4, mentre il numero delle stanze negli alberghi di catena è diminuito, da 110,1 stanze a 105,6.
Per quanto riguarda il posizionamento, la maggior parte delle catene in Italia sono nel segmento upscale (63%), il 23% nel midscale, e il 12% nel’upper upscale e lusso. Va detto però che negli ultimi due anni la presenza delle catene è aumentata soprattutto nel settore lusso.
Nel 2022 la dimensione media delle camere in hotel è superiore nell’upscale (118 stanze), seguita dall’upper upscale luxury (102), dall’economy (86) e dal midscale (76).
Nei prossimi due anni, il business model delle catene in Italia è destinato a cambiare: si riducono il lease e la ownership, mentre aumentano il management contract e il franchising.