Per l’industria turistica italiana il 2023 è l’anno della ripartenza, grazie al ritorno della clientela internazionale e alla ‘coda lunga’ del revenge travel, cioè del desiderio di viaggiare dopo anni di restrizione agli spostamenti, e grazie anche alla ripresa del business travel. Secondo gli indicatori di Italian Hotel Monitor, elaborato da Trademark Italia, i primi tre mesi del 2023 per l’industria alberghiera tricolore si chiudono con un risultato in sensibile crescita rispetto al 2022, sia in termini di occupazione camere (+12,3 punti) che di prezzo medio camera (+12,1%). La performance di questi primi tre mesi, inoltre, consente di superare definitivamente anche i numeri pre-Covid del 2019, sia in termini di occupazione camere (+2,9 punti) che di prezzo medio camera (+18,2%).
Se si vuole tracciare la geografia dell’occupazione in Italia, in pole position c’è Milano con un tasso di occupazione nei tre mesi del 68,7%, seguita da Bologna (67,7%), Ferrara (67,4%), Como (66,3%), Firenze (66,0%), Trento (65,5%), Palermo (65,5%) e Venezia (65,4%). Tra le 39 città monitorate da Trademark Italia, ne emergono ben 17 oltre la simbolica quota (gestionalmente parlando) del 60% di occupazione camere, che è il minimo considerato dagli operatori remunerativo della gestione e dell’investimento.
Sul fronte tariffe, al vertice del ranking si confermano Venezia, con un prezzo medio camera di 200,86 euro (+15,7% rispetto allo scorso anno), davanti a Milano (155,37 euro, +17,3% sul 2022), Firenze (144,19 euro, +8,9% sul 2022), Roma (136,54 euro, +11% sul 2022), Bologna (99,14 euro, +16,9% sul 2022), Napoli (96,63 euro, +12,4% sul 2022), Como (96,11 euro, +13,6% sul 2022) e Torino (91,32 euro, +17,3% sul 2022), tutte città che hanno beneficiato del massiccio ritorno della clientela extraeuropea.
Per quanto riguarda le diverse tipologie ricettive, i dati confermano il solido andamento del settore luxury (5 stelle), in crescita rispetto al 2022 per Adr (+15,5%) e occupazione (+11,2 punti), anche se il tasso di occupazione al 56,3% rimane più basso di quello di altri segmenti, come l’upscale (4 stelle) che ha un tasso di occupazione del 63,6% e il midscale (3 stelle) del 62,4 per cento. Il motivo per cui il settore lusso non è ancora a pieno regime è dovuto al fatto che è il comparto in cui il peso della clientela internazionale è più forte, e quest’ultima ancora non è tornata ai volumi del 2019.
Per quanto riguarda in confronto con i tre mesi dell’anno precedente, l’upscale cresce per Adr (+10,4%) e occupazione (+14 punti) e il midscale avanza leggermente meno con +10,2 punti di occupazione e +9,2% di prezzo medio camera.