Presente lungo la Penisola con 40 hotel, 31 già operativi e nove in fase di sviluppo, il gruppo internazionale porterà altri brand a presidiare il mercato tricolore. Lo anticipa l’area general manager Hilton Italia Alessandro Cabella.
Attivo in Italia da 60 anni – era il 1963 quando Conrad Hilton inaugurò il Rome Cavalieri (oggi Rome Cavalieri Waldorf Astoria) – il gruppo Hilton è presente con 40 hotel lungo lo Stivale. Un numero che comprende sia i 31 hotel che sono già operativi, sia i nove in fase di sviluppo. La multinazionale dell’hotellerie guarda con molto interesse all’Italia come destinazione nella quale crescere e investire, come ha raccontato Alessandro Cabella, area general manager Hilton Italia, nel corso del primo Pambianco Hotellerie Summit.
Il peggio è passato, il turismo è ripartito?
L’Italia è la destinazione numero uno oggi nei desideri dei turisti di tutto il mondo: una nostra ricerca di mercato mostra che nel 2022 sono stati registrati circa 82 milioni di viaggi, numero previsto in aumento fino a 93 milioni entro il 2025. Oggi il mercato nazionale rappresenta oltre il 60% dei pernottamenti, ma bisogna fare sempre di più i conti con un mercato internazionale che sta crescendo molto rapidamente, perché l’attrattività della destinazione Italia nel mondo resta innegabile.
Quanto ‘pesa’ il segmento luxury?
Il mercato del lusso rappresenta 25 miliardi di euro di impatto economico diretto in Italia, e includendo anche l’indotto questo numero sale a 60 miliardi. Le potenzialità del mercato italiano sono elevate, perché l’impatto economico diretto potrebbe addirittura arrivare fino a 100 miliardi di euro. Però alcune criticità vanno risolte: innanzitutto la percezione dello standard qualitativo nei servizi non è al livello di altri Paesi. Infatti l’Italia, pur essendo la destinazione più desiderata dai turisti luxury, è solo al terzo posto come volumi in Europa, dopo Francia e Regno Unito. Mancano anche i grandi eventi, perché quella del lusso è una clientela che cerca non solo cultura ma anche spettacoli, concerti e appuntamenti internazionali. Speriamo che proprio quelli che il nostro Paese accoglierà a breve, a partire dalla Ryder Cup di golf in programma a Roma il prossimo settembre, possano dare una percezione nuova al mercato internazionale. La nostra ricerca evidenzia anche un problema logistico: è vero che il Paese è ricco di bellezze, tutti lo riconoscono, ma è anche vero che sono sparpagliate nel territorio e senza una rete di trasporto capillare. E per molti clienti del lusso questo è un freno.
Qual è il presente di Hilton in Italia?
Abbiamo oggi 31 alberghi più nove in fase di sviluppo. Il 30% di questi hotel sono in management, e gli altri in franchising. Il modello che noi privilegiamo e continuiamo a spingere è quello del management, ma non precludiamo lo sviluppo del franchising, che al momento sembra essere, per diverse ragioni, il più ricercato e apprezzato da parte di investitori e proprietari di hotel. L’obiettivo di Hilton è quello di svilupparsi ulteriormente nel Bel Paese: in questo momento la priorità è data alle città d’arte perché ci sono ancora margini di sviluppo. Ecco perché abbiamo aperto recentemente il nuovo Hilton Rome Eur La Lama nella Capitale, ma allo stesso tempo stiamo guardando con molto interesse a destinazioni ‘secondarie’, nelle quali non siamo ancora presenti, come ad esempio Torino o Verona. Per quanto riguarda i resort più vacanzieri, con l’apertura del Conrad Chia Laguna Sardinia, lo scorso anno, il gruppo ha fatto due passi in avanti: è stato aperto il primo resort e sdoganato un altro dei nostri tre brand di lusso, che sono Waldorf Astoria, Conrad e Lxr. Abbiamo intenzione di continuare a seguire questi due trend, sia in termini di lusso sia di destinazioni leisure.
Per il futuro quali piani ha il gruppo?
Apriremo tanti hotel quante saranno le opportunità che il mercato ci offrirà. Cercheremo di sviluppare innanzitutto le collezioni che identifichiamo principalmente con i marchi Curio Collection e Tapestry Collection. Si tratta di brand che fanno parte del mid market e che ci permettono di svilupparci in modo molto capillare, allo stesso tempo sviluppando soluzioni per proprietari che vogliono mantenere l’identità architettonica dell’immobile, ma che vogliono anche avvalersi di una potenza commerciale come la nostra, forte di una community di 150 milioni di fidelity members nel mondo. L’appartenenza a un gruppo come il nostro dà all’albergatore un know how più industriale con un vantaggio in termini di processi lavorativi. Il nostro sviluppo sarà sempre organico, partendo dall’interno: c’è stato interesse in passato ad acquisire altri gruppi, ma oggi cresciamo sviluppando i nostri brand. Laddove il mercato ci indicherà che c’è una ‘mancanza’, creeremo un ulteriore marchio Hilton. In generale, le catene in Italia sono ancora poco sviluppate rispetto ad altri mercati internazionali. Bisogna vedere come il mercato evolverà e noi ci saremo.
Come andrà il mercato nel 2023?
I segnali sono molto buoni, basti pensare che per quanto riguarda la primavera-estate 2023, l’aeroporto di Roma prevede sia un volume di voli settimanali dal nord America in aumento del 42% su base settimanale, sia una progressione del 30% dal Regno Unito, sia il raddoppio dei voli da centro e sud America. In più la riapertura della Cina comporterà circa 20 voli in arrivo alla settimana. Sulla base di questi dati possiamo dire con una certa fiducia che il futuro sarà roseo.