Migliaia di annunci di affitti brevi a New York potrebbero sparire in pochissimo tempo dal portale di Airbnb. La piattaforma ha infatti perso nei giorni scorsi la battaglia legale che stava portando avanti con le autorità cittadine della ‘grande mela’. Negli scorsi mesi Airbnb aveva intentato una causa contro le restrizioni approvate dal municipio della metropoli americana per regolare questa tipologia di soggiorno. Il tribunale statale di Manhattan ha ora invece respinto la denuncia, ritenendo ‘razionale’ che la città adotti misure drastiche per combattere la proliferazione di offerte illegali e l’aumento del prezzo degli affitti convenzionali.
Si tratta nello specifico di una nuova legge che vieta l’affitto a New York di interi appartamenti per meno di 30 giorni, mentre i contratti inferiori a 30 giorni saranno consentiti solo se l’host risiede nell’alloggio che affitta e non ha più di due ospiti insieme. E ancora, i proprietari di case in affitto breve pubblicate sul portale devono anche registrarsi presso un ufficio specifico del comune che deve autorizzare la loro attività. Il giorno previsto per l’entrata in vigore della norma è il 5 settembre. Per chi non rispetta il divieto, è prevista una sanzione civile fino a 5.000 dollari per ciascuna violazione.
Molti analisti pensano che questo regolamento porterà alla virtuale scomparsa del modello di business Airbnb in una delle destinazioni più visitate del pianeta. Secondo i dati della stessa piattaforma, gli affitti brevi a New York nel solo anno 2022 avevano prodotto un fatturato pari e 77 milioni di euro. Non solo: secondo il Wall Street Journal le decisioni prese a New York potrebbero costituire un precedente per altre città, senza contare che anche i consigli comunali di Dallas, Philadelphia e New Orleans avevano già stabilito una serie di restrizioni per gli affitti a breve termine.
Immediatamente Airbnb ha alzato gli scudi contro la nuova legge, sostenendo che essa introduca un divieto di fatto sugli affitti brevi in città. “Siamo convinti che questa decisione sia sbagliata – ha spiegato Theo Yedinsky, direttore delle politiche globali di Airbnb – soprattutto perché assesterà un duro colpo al turismo per come è inteso oggi dai viaggiatori globali. Inoltre avrà un impatto negativo sui residenti dei quartieri non centrali di New York, ma non solo, che oggi hanno una fonte di reddito importante proprio grazie alla condivisione delle loro case”.
Non tutti però la pensano così e per molti addetti ai lavori si tratta di una importante avanguardia normativa che va a mettere ordine in un campo abbandonato a sé stesso. Lo spiega a Pambianco Hotellerie il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara: “Le regole del comune di New York non prevedono divieti, ma solo il ragionevole obbligo di rispettare le regole vigenti per l’attività che eserciti. Se vuoi fare l’albergatore, prendi una licenza da albergatore. Purtroppo, non è così in Italia, paradiso dei furbetti delle locazioni brevi. Federalberghi e Federalberghi extra (associazione delle attività ricettive extralberghiere) chiedono di mettere fine a questo ‘far west’ nell’interesse di tutti gli operatori, perché l’evasione fiscale e la concorrenza sleale danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto chi gestisce in modo corretto nuove forme di accoglienza”.