La top ten per fatturato 2022 delle aziende italiane dell’intermediazione turistica mostra exploit anche a tre cifre. I risultati però vanno parametrati ancora al pre-pandemia: quindi la crescita deve proseguire.
È partita la rincorsa del tour operating italiano anche se i valori di fatturato del 2022 non sono ancora totalmente in linea con quelli del 2019, ultimo anno pre-pandemia. Lo mostra la classifica elaborata da Pambianco sulle prime 10 aziende nazionali per fatturato del settore del tour operating, per le quali – come per il resto del settore nazionale – il 2022 si chiude con crescite dalle percentuali elevate, in alcuni casi elevatissime, che però non devono trarre in inganno. Si tratta infatti certamente di indicatori di performance interessanti, ma non bisogna dimenticare che i due anni precedenti – 2020 e 2021 – erano stati pesantemente condizionati dalle chiusure pandemiche e che quindi le perdite in percentuali del biennio erano state della stessa portata. Per capirlo basta un esempio: se prima della pandemia l’industria del turismo organizzato aveva raggiunto un giro d’affari pari a circa 13 miliardi di euro, l’emergenza sanitaria aveva poi fatto crollare i ricavi a circa 3 miliardi nel 2020 e intorno ai 2,5 nel 2021. Secondo poi i dati emersi dalla recente edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale del Turismo della School of Management del Politecnico di Milano, se il 2022 è stato l’anno della ripresa per il mercato complessivo del turismo in Italia, il divario da colmare è ancora significativo. Anche se il turismo ha ripreso a correre e il mercato del tour operating nel 2022 ha avuto una ripresa evidente (+106%) nel giro d’affari, è anche vero che è arrivato a valere ancora solo il 70% di quanto fatturava nel 2019. Un motivo è sempre legato alla sosta pandemica: il 2022 infatti ha scontato ancora nei risultati la coda delle problematiche Covid e i primi tre mesi dell’anno infatti erano stati soggetti a diverse chiusure e impossibilità di partenze, soprattutto per quanto riguarda la parte outgoing.
“Il dato del 2022 – spiega Pier Ezhaya, presidente di Astoi Confindustria Viaggi – non può essere paragonato al 2019 perché nasce fiaccato dalla coda pandemica. Per leggerlo nella maniera corretta va scomposto in due parti: la prima è quella che è stata operativa solo per una manciata di destinazioni, quelle varate dai ‘corridoi’ turistici, mentre la seconda, l’estate, può essere comparata con il 2019. Se prendiamo allora solo l’estate 2022 i volumi di fatturato degli operatori si sono, di fatto, sovrapposti a quelli del 2019. Segno che la macchina turistica senza le limitazioni è ripartita senza esitazioni. Ci aspettavamo senz’altro questa crescita perché tutte le ricerche di mercato ci avevano indicato che la ‘liberazione’ dalla pandemia avrebbe generato un effetto rimbalzo come infatti è stato. Il 2023 che stiamo per concludere certifica e ratifica tutto questo. A proposito dell’anno in corso, avendo ‘scavallato’ l’agosto possiamo già tirare le prime somme. I volumi non sono ancora al 100% quelli del 2019 ma i ricavi invece si e, anzi, in molti casi supereranno proprio quelli di quell’anno”.
LUNGO RAGGIO IS BACK
Tornando alle performance del 2022, le percentuali di crescita più elevate, anno su anno, sono proprio quelle di due operatori che hanno una proposta di destinazioni quasi completamente outgoing: Quality Group e Alidays. Erano stati tra i più penalizzati negli anni di stop sono quelli in maggiore ‘rimbalzo’ sul 2021: “Il risultato del 2022 è stato al di sopra di ogni nostra previsione – spiega Marco Peci, direttore commerciale Quality Group -, soprattutto vista la tardiva riapertura alle mete del turismo outgoing. Considerando i soli nove mesi per noi di reale attività si tratta di un risultato senza dubbio molto importante; risultato che peraltro ci ha collocato al terzo posto nella classifica dei tour operator italiani. Un trend di crescita che sta proseguendo in modo vigoroso anche nel 2023, anno che ci vede superare il fatturato 2019 che ha rappresentato sino ad oggi il nostro record storico. Confrontando questi due anni, 2019 e 2023, abbiamo anche avuto un riassortimento delle destinazioni, registrando l’assenza di due mete importantissime per numero di passeggeri e fatturato come Cina e Russia”. Per quanto riguarda invece gli operatori che sono più legati al ‘prodotto’ interno, cioè che commercializzano maggiormente le mete di vacanza italiane, le crescite anno su anno sono state meno ingenti ma questi operatori avevano già avuto modo di risalire nel turnover già nel 2021, anno nel quale gli italiani avevano fatto ferie quasi al 100% in Italia. “Una volta ripartito ‘il mondo’ – conferma Giuseppe Pagliara AD di Nicolaus Tour – abbiamo volentieri riposizionato i nostri target, raggiungendo in questo 2023 quell’equilibrio importante che cercavamo e che vede un 33% di prodotto estero e un 67% prodotto Italia, proposta che è sempre forte nel nostro Dna. Sull’outgoing però abbiamo avuto fin dal 2022 risultati importanti su mete anch’esse storicamente del nostro portafoglio. Come ad esempio Djerba, in Tunisia, dove rappresentiamo il 40% del marketshare italiano”.
Tra gli operatori che guardano con grande ottimismo a questo 2023 sulla scia di una grande spinta avuta proprio nel 2022 c’è infine Idee per Viaggiare: “Abbiamo chiuso l’anno passato – spiega il CEO Danilo Curzi – con una crescita a tre cifre che è stata veramente eccezionale, ma il 2023 (anno finanziario che per il t.o. chiude a ottobre) ci ha già visto superare anche quegli ottimi risultati e con un incremento a doppia cifra. Di qui anche la volontà di proseguire nel solco degli investimenti: come abbiamo fatto sia sul fronte dello sviluppo tecnologico, sia con l’acquisizione dello storico marchio Chinasia”. Per il futuro l’approccio è proprio quello di portare le aziende del settore in una dimensione più grande, non solo a livello di numeri ma soprattutto industriale. “La taglia media della maggior parte degli operatori italiani non è un fattore tipico solo del settore turistico – conclude Ezhaya – ma del nostro Paese e della nostra economia. È chiaro invece che far crescere la dimensione delle aziende è molto importante se si vuole competere sui mercati internazionali e si vogliono strappare ai mercati esteri i prodotti migliori da offrire ai nostri turisti”.