In concordato per diversi anni, lo storico marchio di arredamento outdoor Unopiù si presenta al mercato con una nuova strategia, decisamente rivolta al mondo contract, e con un azionariato che esprimerà presto anche un nuovo CEO. “Siamo ora un’azienda sana, senza debiti, che può crescere” ha asserito la global marketing director Roberta Frattini, intervistata da Pambianco Hotellerie durante l’edizione di HostMilano appena conclusa.
Tradizionalmente orientata al retail e focalizzata sul consumatore finale, Unopiù ha deciso di investire maggiormente nel settore contract aprendo una divisione dedicata con figure specializzate in ricerca e sviluppo e commerciale. “Attualmente – ha continuato Frattini – il contract copre il 20% del fatturato ma vogliamo che in tre anni raggiunga il 50 per cento. L’obiettivo di crescita riguarda tutto il gruppo, che punta nel triennio al raddoppio dei ricavi, stimati quest’anno a 20 milioni di euro con una proiezione per il 2026 di 40 milioni”.
La manager aggiunge che il brand ha una forte reputazione che si è costruita fin dalla sua nascita, nel 1978, con l’obiettivo di dare alle abitazioni ‘una stanza in più’, ovvero una pergola, una veranda, una tettoia o un altro tipo di copertura. “Tutto è cambiato dopo la pandemia – ha sottolineato – perché oggi non è più possibile progettare un albergo senza un dehor o uno spazio esterno di rilevante metratura. Gli studi di architettura ci dicono che l’outdoor oggi è mandatory. Infatti, abbiamo in portfolio progetti di rilievo che riguardano prestigiosi hotel, resort e ristoranti tra cui il Mandarin Oriental Hotel, il Bulgari Hotel, il Greenwich Hotel di New York, il Four Season Resort alle Hawaii, il Cipriani a Venezia, il The Jaffa Hotel a Tel Aviv, il ristorante Le Plongeoir a Nizza “.
Il business dell’azienda oggi è generato per il 50% del fatturato dalle vendite retail, ovvero negli 11 monomarca Unopiù presenti nel mondo, per il 30% dal canale wholesale e, per il restante 20%, come già detto, dal mondo contract. “I ricavi sono realizzati per il 70% all’estero – ha concluso Frattini – e nel giro di tre anni ci prefiggiamo di aprire nuovi mercati, come il Middle East e gli Usa”.