Il sistema turistico invernale in montagna ruota intorno alla presenza della neve. E se questa venisse a mancare? Gli albergatori raccontano le strategie e i focus di sviluppo in caso si presentasse questo scenario.
Neve o non neve? Questo è il quesito che gli albergatori di montagna si pongono ogni inverno, ma in vista di un innalzamento delle temperature nei prossimi 20 anni, dovuto al cambiamento climatico, questa domanda potrebbe presto avere solo risposta negativa. Anche se non emergono ancora precise strategie di sviluppo, gli hotel individuano tra le possibili soluzioni un maggiore focus sulla stagione estiva e una diversificazione tra attività outdoor e indoor.
Parola ai numeri
Queste soluzioni sono emerse da interviste condotte da Pambianco Hotellerie per sondare il livello di consapevolezza su questo fenomeno. Ma prima un passo indietro. La neve sta calando sulle montagne italiane: solo a marzo scorso “abbiamo rilevato un deficit totale del 63%, a causa delle temperature molto miti registrate nella seconda metà di febbraio – ha dichiarato a Lab24 Francesco Avanzi, ricercatore Cima e idrologo specializzato in neve -. Ciò significa che, ad oggi, abbiamo circa un terzo della precipitazione degli ultimi anni, con una grave mancanza non solo sulle Alpi italiane, che presentano un deficit sistemico su tutto l’arco, ma anche sugli Appennini, che tornano a registrare un innevamento minore della media”. E se manca la neve naturale, si crea quella tecnica. Il Belpaese, stando alle ultime stime promosse da Legambiente all’interno del report ‘Nevediversa 2023’, è tra i Paesi alpini più dipendenti dalla neve tecnica, con il 90% di piste innevate artificialmente nel 2022. A preoccupare è anche il numero di bacini idrici artificiali presenti in montagna, utilizzati principalmente per l’innevamento: sono 142 quelli mappati nella Penisola da Legambiente, per una superficie totale pari a circa un milione di metri quadri. Facendo due calcoli, il consumo annuo di acqua potrebbe raggiungere 96 milioni di metri cubi che corrispondono al consumo idrico in un anno di una città da un milione di abitanti. “Inoltre – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – bisogna considerare che se le temperature aumenteranno oltre una certa soglia, l’innevamento semplicemente non sarà più praticabile se non in spazi molto ristretti di alta quota, in luoghi dove i costi già elevati della neve e della pratica sportiva subiranno incrementi consistenti, tanto da permettere l’accessibilità dello sci alpino unicamente ad una ridotta élite, così come accadeva nel passato”.
La montagna? Presto un parco giochi
È dello stesso parere anche l’imprenditore ladino Michil Costa, managing director e proprietario dell’Hotel La Perla e Albergo Posta Marcucci. “In Alta Badia non ci si chiede più ‘se nevicherà’, quanto ‘se farà freddo’ quel tanto che basta per riuscire a produrre la neve tecnica”, ha dichiarato Costa. “Quando, però, le temperature saranno troppo alte e la produzione di neve troppo costosa, a sciare ci potrà andare solo una nicchia di persone facoltose, che potrà permettersi di pagare quel plus che gli impianti inseriranno nel prezzo dello skipass. In generale, ci inventeremo qualcos’altro, ma ancora nessuno ci ha pensato”. Infatti, uno dei problemi principali della futura mancanza di neve è proprio “nella presa di coscienza del cambiamento in atto” continua l’imprenditore. “Stiamo andando avanti come abbiamo sempre fatto e non stiamo pensando abbastanza ad uno sviluppo alternativo, che vada oltre lo sci e le ciaspole. La gente ci penserà quando di neve non ce ne sarà più, e sarà troppo tardi”. Facendo una considerazione di quelle che potrebbero essere le possibili proposte alternative alla neve, si pensa al tema del benessere e delle Spa. ”Non credo siano una soluzione”, commenta Costa. “Ci si mette in ‘competizione’ con una fascia di mercato che propone già molte attività in quel settore da anni e non sarebbe nemmeno sostenibile a livello di costi. Si può lavorare, invece, secondo me sullo spazio outdoor. La montagna diventerà sempre di più un ‘parco giochi’, con soluzioni alternative allo sci, come ad esempio le zipline. Io vedo più questo tipo di sviluppo”. Nel 2016 Costa ha ampliato il suo portfolio, solo ladino, approdando in Toscana, in Val D’Orcia, con l’acquisizione dell’Albergo Posta Marcucci. “La mia idea di investire in toscana è sicuramente strategica, oltre che per la bellezza dei suoi paesaggi. Deriva proprio dal quesito: se un giorno mancasse la neve? Mettiamo i piedi in toscana. Cinque anni fa volevo diversificare le attività e devo dire che funziona”.
Cambio stagione
Se l’inverno per gli albergatori diventasse difficile da sostenere, si cambia il periodo di focus delle attività. “La stagione estiva per noi è importante tanto quanto quella invernale”, ha dichiarato Hugo Pizzinini, titolare dello storico Rosa Alpina Hotel&Spa di San Cassiano (Bolzano), che riaprirà per la stagione 2024/2025 dopo un completo rinnovamento, presentandosi come un hotel a marchio Aman dopo una joint venture tra i due player. “Negli ultimi 20 anni abbiamo creato una sorta di ‘hype’ nei confronti delle Dolomiti riuscendo a mantenere lo stesso livello di occupazione e prezzi tra estate e inverno. Sicuramente i costi a dicembre sono più alti perché ci sono più spese, ma come occupazione i due diversi periodi non hanno nulla da invidiarsi”. Inoltre, la strategia di gestione dell’hotel da parte della famiglia Pizzinini durante l’inverno si è sempre basata su una diversificazione di attività, proponendo oltre agli sport con impianti di risalita come sci e snowboard, “anche il ‘mindful skiing’ che promuoviamo da anni, l’uso di pelli di foca e scii di fondo, passeggiate o corse in montagna”. Con il nuovo restyling in arrivo si aggiungono anche soluzioni indoor. “Porteremo la Spa in camera, con sauna e bagno turco, oltre ad offrire una palestra di oltre 200 metri quadri. Che sia estate o inverno vogliamo promuovere il ‘recupero’ dopo l’attività fisica di montagna”. A provare diverse esperienze negli ultimi anni, ci hanno pensato anche i clienti del Rosa Alpina. “Stando a stretto contatto con noi, insieme abbiamo cominciato a provare nuove attività o ad appoggiarci a guide alpine, con cui lavoriamo, che ci aiutano molto”. Anche Benjamin Habbel, CEO del marchio alberghiero Aethos, parte di Limestone Capital, crede che la stagione estiva acquisirà sempre più valore in montagna. “Ci sarà un cambiamento di interesse da parte dei turisti sempre più verso l’estate. Il bianco immacolato della neve è meraviglioso, ma lo è anche il verde brillante degli altopiani. Non so cosa succederà quando la neve naturale non ci sarà più, ma so per certo che si troverà un modo diverso di frequentare la montagna”. Se Habbel si dice ‘preoccupato’ per l’industria sportiva invernale non lo è per il suo neonato hotel Aethos Monterosa, a Champoluc. “Nella nostra struttura abbiamo un incredibile portfolio di attività che spaziano dall’arrampicata indoor con una parete apposita, palestra, Spa, una piscina olimpionica, percorsi per fare hiking… L’elemento neve da noi diventa marginale, è l’esperienza di viversi la montagna a 360 gradi a diventare il focus della vacanza ad alta quota”. Inoltre, il mondo del lavoro sta cambiando: con l’entrata dell’intelligenza artificiale sul mercato “credo che nel prossimo futuro si avrà sempre più tempo libero da dedicare ai propri interessi e sempre più opportunità di lavorare da dove si desidera: la nostra montagna è il luogo perfetto per farlo”.
C’è quota e quota
Mille o duemila metri sul livello del mare fanno la differenza per come attualmente gli albergatori pensano di affrontare il problema dell’eventuale mancanza di neve nei prossimi venti anni. E non solo. “Il destino per gli hotel in montagna sarà diverso anche rispetto alla tipologia di struttura”, continua il CEO di Aethos. “Sicuramente sarà difficile per quegli stabili costruiti esclusivamente per gli sport invernali, dove il cliente prenota perché può svegliarsi ed essere già sulle piste, offrendo loro, tra le altre cose, una ‘ski room’. Altro discorso per le tipologie di hotel dove a dominare il business è il paesaggio di montagna in sé per sé, la presenza di ristoranti, Spa e altre tipologie di attività, che prenderanno semplicemente una direzione diversa. La montagna continua ad essere in qualsiasi caso un ottimo investimento. Infatti, abbiamo in mente di aprire altre strutture”. Spostandosi più a sud ovest, a Sansicario, nel cuore del comprensorio sciistico della Vialattea tra le Alpi piemontesi, emerge l’Hotel Sansicario Majestic, unica struttura in montagna del gruppo Bluserena Hotels & Resort, che riapre le porte il 21 dicembre dopo un restyling. “Abbiamo investito nel rinnovamento perchè crediamo fortemente nel turismo di montagna”, ha dichiarato Marcello Cicalò, CEO del gruppo Bluserena. “Al momento ritengo che a preoccuparsi maggiormente per la mancanza di neve siano prevalentemente gli alberghi nella fascia tra i 1.000 e i 1.400 m.s.l.m. Noi ci troviamo tra i 1.600 e oltre i 2.300 m.s.l.m. e fino ad adesso fortunatamente la neve è sempre stata presente. Inoltre, la nostra zona della Vialattea conta 500 km di piste, con almeno 120 km con innevamento artificiale”. Nel lungo termine, però, lo scenario potrebbe cambiare. “Nel momento in cui dovesse venire a mancare la neve, prenderà sempre più valore la montagna d’estate, le temperature più miti, la tranquillità delle passeggiate, la ricerca della salute e del benessere, si andrà a ricercare altro. Guardiamo per esempio all’importanza che negli ultimi dieci anni hanno acquisito il fitness e il benessere fisico. Ci sarà un graduale ripensamento del concetto di vacanza invernale in montagna e ammodernamento delle aree sciistiche. L’uomo imparerà a gestire anche questa nuova situazione”.
Le Olimpiadi sono salve?
Uno studio del 2022 pubblicato sulla rivista Current Issues in Tourism, e riportato dal Time, prevede che delle 21 città, tra cui Cortina d’Ampezzo, che hanno ospitato le Olimpiadi invernali dal 1924, solo poche offriranno in modo affidabile condizioni ‘sicure’ per le gare entro la metà del secolo, valutando gli attuali scenari di emissioni di gas serra. Anche in uno scenario a basse emissioni, rispettando gli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi, Cortina d’Ampezzo viene valutata solo “marginale” per gli eventi di discesa libera entro il 2050; se le emissioni non venissero ridotte, sarebbe valutata inaccettabile. Nonostante queste previsioni negative, non sembrano esserci scenari pessimistici per le prossime Olimpiadi in arrivo a Cortina nel 2026. “Negli ultimi anni le situazioni di difficoltà sono state affrontate con l’utilizzo dei laghetti artificiali e dei cannoni spara neve”, ha dichiarato Stefano Pirro, presidente dell’Associazione Albergatori Cortina. “Sicuramente cade meno neve naturale, ma al momento da noi a Cortina non è mai mancata. Il problema potrebbe affacciarsi se le temperature si alzassero e allora non si potrebbe più sparare, ma per le prossime Olimpiadi non credo avremo problemi”. Il presidente conferma poi le dichiarazioni degli albergatori intervistati. “A Cortina molti alberghi sono già attrezzati con Spa e ottima cucina: è sempre stata una località che, oltre lo sci, offre parecchie risorse anche a livello naturalistico, come la possibilità di fare passeggiate o trekking. Ai turisti possiamo offrire una vasta gamma di attività che sia estate o inverno”.