Il 2023 è stato un anno ‘tonico’ per il tour operating, che ha visto finalmente il recupero sul 2019 con un +4% di ricavi, ma ancora indietro in termini di volumi a causa dell’effetto inflattivo che ha inciso per il 12% sul prezzo medio del viaggio. Il 2024 chiuderà invece con un +10 per cento. È Pier Ezhaya, presidente di Astoi Confindustria Viaggi, a fare una radiografia del settore italiano dell’intermediazione viaggi durante il secondo Pambianco Hotellerie Summit: “La crescita di quest’anno per il comparto ‘package’, cioè dei pacchetti di viaggio assemblati, sarà in parte trainata ancora dall’inflazione ma anche dall’aumento del numero dei viaggiatori. Ovviamente dovremo fare i conti con la situazione geopolitica in Medio Oriente ma sono sicuro che, riconvertendo eventualmente verso altre destinazioni, questa crescita ci sarà. Per quanto riguarda la clientela, quella italiana rappresenta il 12% del fatturato, non è quindi la percentuale dominante perché spesso la clientela nazionale cerca una vacanza semplice, dove il ruolo del tour operator è effettivamente meno necessario. Più il viaggio è personalizzato e articolato più la nostra funzione è cruciale”.
In un mondo che va sempre più verso la disintermediazione, il presidente di Astoi ha sottolineato come il comparto abbia già subito uno shock termico quando sono arrivate le grandi piattaforme tecnologiche che hanno messo in contatto i detentori dei fattori produttivi con i consumatori. “Molti player oggi non ci sono più – ha raccontato – e il comparto è andato selezionandosi e trasformandosi. La proposta veicolata dalle piattaforme tecnologiche è più conveniente in termini di prezzo e quindi i tour operator hanno dovuto offrire necessariamente un pacchetto alternativo, focalizzato su una vacanza più garantita e sicura, ma anche distintiva, con format di intrattenimento che tengono conto dell’evoluzione dei costumi e con esperienze difficilmente replicabili. In particolare nel mondo del lusso, le richieste sono molto articolate, nel senso che i clienti non cercano solo la qualità alberghiera o i voli in business class, ma pretendono, con una spesa maggiore, di vivere esperienze uniche, difficilmente proponibili in altre destinazioni. Quindi il lusso assume oggi una forma più profonda, più a contatto con il territorio e con le esperienze locali, per tornare indietro con ricordi indelebili”.
Riguardo all’evoluzione tecnologica e alle generazioni di viaggiatori che verranno, il ‘numero uno’ di Astoi ha specificato: “Noi oggi abbiamo due opportunità che sono anche due insidie: la prima è la tecnologia, perché l’intelligenza artificiale generativa porta con se incognite e dobbiamo capire come decodificarle in rapporto ai bisogni dei consumatori. Per quanto riguarda i giovanissimi, cioè i clienti ‘del futuro’, onestamente poco sappiamo di quello che verrà. La generazione che è nata in questa epoca totalmente tecnologica forse adotterà comportamenti di acquisto e avrà bisogni completamente diversi, per questo stiamo cercando di fornire agli associati momenti di approfondimento con società di consulenza che lavorano su questo tema”.
Ezhaya ha sottolineato anche la necessità di fare sistema: “Astoi raccoglie circa 60 soci di medio-grande dimensione e rappresenta un giro d’affari di 3,5 miliardi di euro. Prima del Covid totalizzava 4 miliardi tra tutti i soci. L’obiettivo è quello di fare sistema per migliorare l’habitat in cui gli operatori agiscono, fornendo strumenti per leggere il mercato e per prepararci al futuro che verrà. Noi dialoghiamo molto con le associazioni di agenzie di viaggio e durante il Covid abbiamo cercato di fare squadra e di presentarci alle istituzioni in forma coesa perché il mondo associativo delle agenzie è frammentato tra cinque/sei diverse realtà. L’obiettivo quindi è quello di mettere insieme le associazioni delle agenzie e poi fare un’alleanza tra produzione e distribuzione”.