Si chiude una stagione brillante sulle nevi di Courmayeur. Pur se non definitivi, i primi numeri che trapelano dal Centro Servizi Courmayeur lo dimostrano. La società che coordina le attività promozionali dell’area valdostana conferma infatti come il post-pandemia abbia visto una crescita continua, in particolare grazie alle presenze straniere che in questa stagione dovrebbero attestarsi a quota 144mila contro le 123mila della stagione precedente. Bene dunque l’inverno, momento cruciale per Courmayeur, ma anche in estate l’intera area sta macinando numeri ben più solidi del pre-covid.
Siamo di fatto a fine stagione e dunque “si delinea una fotografia positiva – conferma Stefano Cavaliere di Alpissima Mountain Hotels, delegato per Courmayeur dell’Associazione Albergatori Valle d’Aosta– e la grande maggioranza delle strutture alberghiere ha registrato incrementi tra il 5 e il 10 per cento sulla stagione precedente, già in netto rialzo nel periodo post-pandemia. Siamo partiti decisamente bene e tutto è andato alla grande fino alla prima settimana di marzo. Anche a gennaio, solitamente un mese di calma dopo le feste e pure un’incognita rispetto alla tipologia di clientela presente, è andato molto bene”. L’imprenditore riconosce l’importanza del calendario di eventi, organizzato da istituzioni e privati per trainare i momenti meno effervescenti della stagione.
“Anche febbraio è andato benissimo – prosegue Cavaliere – con tre settimane bianche che si sono unite al Carnevale degli italiani, quindi devo dire che è stato veramente un mese da record. Un poco in calo la coda di stagione, con una Pasqua che non è stata da tutto esaurito complice il meteo. E poi da metà marzo gli stranieri scemano parzialmente, anche perché i collegamenti aerei non ci sono più, ma pure i tour operator spingono meno la fine stagione e il mercato italiano è già proiettato su mete più calde”.
Se il dopo-covid ha visto un’accelerazione nella crescita di presenze e permanenza, “è stata un’evoluzione importante per Courmayeur – chiosa il rappresentante degli albergatori – ma credo che sia stato un fenomeno condiviso per tutto l’arco alpino. È cresciuta la voglia di uscire, di vivere la natura. E anche il turismo nazionale o di prossimità è cresciuto”. Se dunque c’è stata una riscoperta dell’Italia e della montagna da parte del turista italiano, “nel nostro territorio gli stranieri non sono mai mancati, anzi sono aumentati”. Oggi l’incoming dall’estero rappresenta infatti l’80% delle presenze, in crescita nonostante l’assenza di russi e il calo dei polacchi.
Va detto che in ambito alberghiero la pandemia è stata anche un’occasione di riqualificazione, con un innalzamento del livello e poi, anche per gli incrementi di costi dello scorso anno, c’è stato un momento di significativo aumento dei prezzi. “Chiaramente sono aumentati a fronte dei costi cresciuti per tutto il comparto alberghiero – sottolinea Cavalieri – ma su Courmayeur molti alberghi hanno investito nei periodi in cui eravamo chiusi, grazie anche agli aiuti statali e soprattutto regionali. Gli sgravi fiscali hanno contributo a innalzare l’offerta, gli imprenditori che hanno saputo rischiare alla fine hanno avuto ragione”.
Ora il comparto alberghiero guarda con attenzione a possibili sinergie con località limitrofe, come La Thuile. “L’idea è di creare veramente un pacchetto unico per proporre Courmayeur come porta d’ingresso per un grande comprensorio – conclude l’imprenditore – perché soprattutto gli stranieri apprezzano questa impostazione. Basti vedere cosa è accaduto a Chamonix, dove sono stati collegati con skibus vari piccoli comprensori. Realizzando lo stesso qui tra Courmayeur, lo Skyway Monte Bianco, i 160 chilometri di La Thuile e La Rosière sarebbe molto interessante. Noi ci auguriamo che vada in porto una grande sinergia, in modo da lavorare insieme anche sul mercato estero”.