Il mercato europeo degli investimenti alberghieri è destinato a crescere nel corso dell’anno, con il 70% degli investitori che prevede di aumentare la propria asset allocation nel settore. Lo spiega il recente report “2024 European Hotel Investor Intentions Survey” rilasciato dalla società di consulenza immobiliare Cbre. Inoltre, spiega ancora lo studio, un altro 25% degli intervistati intende mantenere invariata la propria asset allocation nel settore alberghiero. Si tratta insomma di un dato totale pari al 95% degli investitori che esprime di credere per il futuro nel mercato alberghiero continentale. Un sentiment, spiega lo stesso report, che nasce dalle buone performance portate a casa negli ultimi anno delle strutture di ospitalità, unite a una continua espansione dell’industria del turismo e alla stabilizzazione dei tassi di interesse.
Per quanto riguarda in particolare l’Italia, la Penisola si posiziona al terzo posto della classifica delle destinazioni più attrattive in Europa per gli investimenti alberghieri. Nonostante i volumi d’investimento siano diminuiti, lo scorso anno l’asset class hotels ha concentrato oltre il 20% dei capitali investiti nel commercial real estate italiano. Una spiegazione è data dal fatto che le principali città turistiche italiane si sono dimostrate popolari tra gli investitori europei. Roma e Milano figurano nella top ten, rispettivamente al quarto e all’ottavo posto delle mete continentali più attrattive: una classifica che vede Londra al primo posto e nella quale Madrid ha superato Parigi, diventando la seconda meta europea preferita dagli investitori.
Silvia Gandellini, head of capital markets and head of A&T high street di Cbre Italy, chiarisce: “Il mercato alberghiero europeo è incredibilmente dinamico e i risultati del nostro sondaggio mostrano un atteggiamento rialzista da parte degli investitori nel 2024, che cercano di capitalizzare la crescita del Vecchio Continente. In questo contesto positivo l’Italia è stato il secondo mercato europeo degli investimenti nel settore hotels nel primo trimestre del 2024, per un totale di 330 milioni di euro. Ma prevediamo che questi risultati continuino anche nella seconda metà dell’anno, con possibili segnali di compressione dei rendimenti per nuove operazioni su trophy asset”.
Sempre secondo la survey le società con meno di cinque miliardi di dollari di Aum (asset in gestione) a livello globale saranno quelle più attive: oltre la metà di queste intende infatti aumentare i volumi d’investimento nell’hospitality. Al contrario, solo il 10% delle società con oltre 50 miliardi di dollari di Aum a livello globale prevede di fare lo stesso. “La capacità del settore alberghiero di offrire coperture all’inflazione si è confermata nuovamente – spiega Kenneth Hatton, head of hotels Europe di Cbre -, ma l’aumento dei tassi d’interesse è stato responsabile del calo degli investimenti nel 2023. Gli investitori insomma sono impazienti di entrare nel settore, ora che si prevede una riduzione dei tassi d’interesse entro la fine dell’anno, e vedono molte opportunità per investimenti value-add. Inoltre, le proiezioni a lungo termine sui flussi turistici in Europa suggeriscono che i livelli di offerta futuri saranno inadeguati a soddisfare la domanda”.
Alla domanda su quali sono infine le tipologie di strutture che interessano di più gli investitori, la ricerca Cbre dà una risposta chiara. Secondo la metà degli intervistati europei infatti il segmento di mercato più interessante per l’impiego di capitali è quello che riguarda la categoria di accoglienza upper upscale e luxury ( rispettivamente secondo il 51% e il 45% degli investitori). Entrambi i segmenti, spiega la survey inoltre, sono proprio quelli che si sono ripresi rapidamente dopo la pandemia e che hanno performato meglio del mercato alberghiero complessivo, sostenuti da una domanda inespressa. Il sondaggio ha, infine, rilevato una rinnovata attenzione (57%) verso gli hotel nei centri urbani, in particolare nelle gateway cities (ovvero le città che ospitano i principali hub di trasporto internazionali). I resort, un segmento che ha dimostrato una storica resistenza all’inflazione, seguono al secondo posto raccogliendo il 36% delle preferenze.