Cambia la ‘geografia dimensionale’ del sistema alberghiero in Italia, soprattutto il rapporto tra strutture indipendenti e catene. La fotografia è scattata dal decimo censimento realizzato da Thrends, che mostra come negli ultimi 10 anni (dal 2013 al 2022) le catene alberghiere in Italia hanno incrementato la loro presenza e dimensione, portandosi da 1.324 hotel di fine 2013 a 2.105 a chiusura 2022, per la prima volta superando la soglia delle 2.000 strutture, per un totale di 210 mila camere.
In termini percentuali, il tasso di penetrazione delle catene alberghiere è passato dal 4% del 2013, valore modesto a confronto con le dinamiche di altri player mondiali del turismo, al 6,6% di oggi. In termini di camere – si evince sempre dalla ricerca – la crescita è molto più marcata, perché le catene hanno iniziato ad accettare, nella loro espansione, anche dimensioni più ridotte, caratteristiche del panorama immobiliare italiano: le camere di catena erano il 13,4% del totale nel 2013 e sono oggi quasi il 20% (19,7%). In Italia una camera d’hotel ogni cinque appartiene, è gestita o è marchiata da una catena.
La dimensione media delle strutture di catena passa da 110 camere del 2013 alle 100 di oggi: un abbassamento della soglia minima dovuto al proliferare dei brand lifestyle, meno rigidi in termini dimensionali e anche quindi più adatti al tessuto immobiliare e ricettivo italiano.
Per quanto riguarda il numero delle ‘insegne’, alla chiusura del censimento si contano 152 brand internazionali presenti in Italia, mentre erano ‘solo’ 75 appena dieci anni fa, una crescita del 100 per cento.
In totale, i gruppi alberghieri presenti sul suolo italiano sono passati da 138 a 264. Di questi, oggi, il 72% sono gruppi domestici.
“Il consolidamento in atto da oltre un decennio – commenta Giorgio Ribaudo, direttore di Thrends – risulta oggi più evidente sia perché la massa complessiva di camere d’hotel ha un saldo quasi negativo di anno in anno, pertanto il peso delle catene cresce, sia perché anche i gruppi italiani iniziano a testare i modelli di gestione più complessi, come il management contract, e tramite questi costituiscono partnership con fondi internazionali per le acquisizioni. L’interesse degli investitori internazionali verso il nostro Paese sarà ancora più marcato e ci attendiamo nel 2023 un’ulteriore accelerazione nella crescita della presenza delle catene in Italia”.