“Paghiamo tutti per pagare di meno”: è uno dei concetti alla base dell’intervento di Bernabò Bocca durante la 74a assemblea di Federalberghi, che si è tenuta a Viareggio lo scorso 10 maggio. Il presidente dell’associazione ha tuonato contro l’iniqua abitudine degli amministratori di prendere gli hotel come un ‘bancomat’, caricando la tassa di soggiorno solo agli ospiti degli alberghi, che tra l’altro pagano un prezzo ‘comprensivo di tutto’ e quindi percepiscono un aumento della tassa di soggiorno come un incremento della tariffa alberghiera.
Bocca invece ha proposto di introdurre una city tax, sul modello di quello che sta facendo New York, dove viene applicata una percentuale aggiuntiva su quasi tutti i servizi, ovvero ristoranti, musei, negozi, e, ovviamente, hotel. “L’esercizio ricettivo – ha spiegato – non deve essere l’unico punto di prelievo nei confronti del turista, ma bisogna allargare la tassa all’intera filiera. Questo anche in virtù del fatto che l’albergo beneficia all’incirca del 27% della spesa turistica totale, la restante percentuale è suddivisa tra gli altri operatori del territorio.
Il ‘numero uno’ di Federalberghi ha aggiunto che la legge di bilancio prevede un aumento della tassa di soggiorno (fino a due euro) e che l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) spinge per incrementare questo balzello. Sia Bocca che altri operatori chiedono che l’aumento venga destinato ad attività turistiche: “Non deve essere una tassa che compensi il mancato equilibrio della finanza locale, né sostenere i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. Sarebbe più corretto – ha concluso il presidente – finanziare le funzioni svolte dagli enti locali in campo turistico con modalità diverse dall’imposta di soggiorno, ad esempio mediante la compartecipazione degli stessi enti locali al gettito Iva di tutte le attività produttive che traggono beneficio dall’economia turistica o, come già detto, attraverso l’istituzione di una city tax”.