L’Italia ha un ruolo di primo piano nei progetti di sviluppo di Rosewood Hotels & Resorts nel mondo. Il gruppo, che ha sede a Hong Kong ed è guidato dall’amministratore delegato Sonia Cheng, conta 27 proprietà di lusso in 16 Paesi, e ha in progetto 9 aperture in Asia (di cui 6 in Cina), e altre in America e in Europa. Tra queste c’è l’Italia, dove il gruppo attualmente ha solo una struttura, Rosewood Castiglion del Bosco, in Toscana, a cui si aggiungeranno il resort a Porto Cervo nel 2022 e, l’anno successivo, un 5 stelle a Roma e uno a Venezia.
L’idea è quella di raddoppiare gli hotel a oggi annunciati dal gruppo, nell’arco di 5 anni, e tra queste nuove aperture non è esclusa la ‘piazza’ di Milano, se il gruppo riuscisse a trovare location e posizionamento adeguati. La pipeline di Rosewood in Italia conferma quanto la Penisola stia diventando una destinazione sempre più importante per l’hotellerie di lusso. Un’accelerata che il Belpaese sta vivendo proprio in questi anni, come spiega Davide Bertilaccio, regional vice president e managing director di Rosewood Castiglion del Bosco: “La Pandemia ha creato molti presupposti di investimento, che prima erano impensabili, e per questo tutti sono alla ricerca di opportunità in Italia, che è la destinazione più desiderata del mondo. Purtroppo non è ancora la più visitata, anche perché l’offerta ricettiva non ha gli stessi standard di servizio presenti in altri Paesi”.
Riguardo a Rosewood Castiglion del Bosco, tenuta di 2.000 ettari nella Val d’Orcia in Toscana, la cui proprietà è in joint venture al 50% tra il gruppo cinese e Massimo e Chiara Ferragamo (che hanno fondato il resort), sono tante le novità. Sono state da poco inaugurate 19 nuove suite, portando il resort a un totale di 42 suite, che si aggiungono alle 11 ville ricavate da casali toscani ristrutturati, originari del XVII e XVIII secolo.
La tenuta, che si trova nella regione di produzione del Brunello di Montalcino, ha portato avanti anche il restyling del ristorante Osteria La Canonica, che porta la firma dell’executive chef stellato Matteo Temperini, che ha valorizzato la ‘toscanità’ delle pietanze, avvalendosi dell’orto biologico che lui cura personalmente e che è stato creato dal ‘designer’ di orti artistici Paolo Giobbi.
Bertilaccio anticipa altri cambiamenti che verranno realizzati nei prossimi anni: “Vogliamo apportare alcune modifiche dal punto di vista logistico, ‘spostando’ la provinciale che passa nella tenuta e chiudere il resort per evitare l’accesso indiscriminato. L’idea è quella di privatizzare ancora di più il resort di Castiglion del Bosco. Inoltre, abbiamo intenzione di ristrutturare le ville e di recuperare altri casali. Abbiamo attualmente 11 ville e arriveremo a 15-16 strutture indipendenti”.
Il manager sottolinea che il resort ha avuto nello scorso mese di giugno un’occupazione al 50%, grazie soprattutto ai viaggiatori europei, mentre gli americani sono attesi per i mesi autunnali: “Quest’anno, per la prima volta – aggiunge – estenderemo la stagionalità di Castiglion del Bosco. Un progetto già iniziato con le ville tre anni fa, ma quest’autunno, grazie alle prenotazioni internazionali, abbiamo deciso di tenere aperto anche l’hotel, con le suite, il ristorante e la spa”.