L’anno scorso, gli operatori più ottimisti del mondo del turismo puntavano ad un pieno recupero per il settore in Italia non prima del 2023. Oggi, la gran parte degli addetti ai lavori anticipano le previsioni e non sembra così inverosimile l’idea che un recupero, magari non totale ma decisamente vicino ai numeri pre-pandemia, possa avvenire già quest’anno. Conseguenza dell’elevato numero di vaccinati nella Penisola e del fatto che Omicron fa meno paura, la voglia di viaggiare è decisamente risalita e forse, finalmente, anche per il turismo si potrà parlare di quel fenomeno da ‘liberi tutti’ che per i beni di consumo è stato chiamato “revenge shopping”. Le prenotazioni di viaggi intra-europei per il periodo pasquale sono balzate del 250% rispetto al 2021, e ottime indicazioni riguardano l’Italia, dove le principali compagnie aeree low cost hanno aumentato notevolmente le rotte.
Si può finalmente ipotizzare un ritorno alla normalità anche per il turismo. Una normalità però, che sarà molto diversa dal 2019. Nel frattempo il mondo è cambiato, e cosi come per molti altri business, si parlerà di pre e post pandemia.
Nel mercato si vedrà a breve chi sarà in grado di mettere le forze in campo. La concorrenza, soprattutto nei segmenti lusso e premium, sta diventando agguerrita e anche in Italia si giocherà su standard sempre più elevati, a seguito del progressivo allargamento delle catene internazionali nel nostro Paese. In un contesto del genere per un albergo familiare, che costituisce ancora l’ossatura del nostro sistema ricettivo, non sarà facile ‘resistere’. Sembra ormai segnata per il Balpaese, come già accade nel resto del mondo, la via dell’aggregazione. La sfida sarà quella di non perdere la specificità tutta italiana dell’accoglienza ‘familiare’, ma trovare una strada verso l’aggregazione che possa contemplare economie di scala e stile di ospitalità. Si tratta di rifondare il modello dell’accoglienza. La sfida è aperta.