La ‘fase due’ del fenomeno post-Covid è legata alla ricerca di sicurezza, distanza ed esclusività nelle scelte di soggiorno. Ed è già realtà. Queste necessità dei turisti hanno portato, infatti, all’esplosione della ricerca di ville e al conseguente lancio di appartamenti da parte di diverse catene alberghiere, che hanno deciso di cavalcare il trend. La novità è che sta nascendo una variante di questo fenomeno, una sorta di ibridazione tra la struttura ricettiva tradizionale e l’appartamento. Si tratta, in sostanza, di una commistione tra hotel e residenza, tale che non è più chiaro dove finisca l’uno e inizi l’altra.
Ne ha parlato l’architetto Marco Vismara dello Studio D73 durante la scorsa edizione dell’evento Guest Lab, organizzato a Milano da Teamwork Hospitality. Vismara ha portato come esempio di questa nuova tendenza alcuni progetti innovativi, tra cui Ritz-Carlton Residences a Cipro, un building di appartamenti ad uso residenziale che, nello stesso immobile, ha creato anche delle suite. Un misto insomma tra living e turismo. “È interessante l’idea portata avanti dal brand di Marriott International – ha spiegato – perché incontra le esigenze dei residenti, qualora abbiano degli ospiti e non sappiano dove farli dormire. La presenza delle suite è un’ottima soluzione perché permette ai proprietari degli appartamenti di offrire uno spazio ricettivo alle persone che ospitano, inserendoli nello stesso building e permettendogli di usufruire degli stessi servizi, tra cui spa, centro affari, spazi meeting e terrazze”.
Un altro esempio di questa commistione tra living e turismo è il Four Seasons Hotel a Cipro, che è nato come albergo 5 stelle e si è ampliato successivamente con un’ala residenziale, formata da appartamenti in vendita, ma che creano sostanzialmente un continuum con l’hotel. “L’aspetto interessante di questa realizzazione – ha commentato Vismara – è che le residenze, oltre a godere di tutti i servizi dell’hotel, vengono gestite da Four Seasons quando il proprietario è assente. Il che significa che, nella parte dell’anno in cui gli appartamenti sono vuoti, vengono manutenuti e garantiti dal colosso dell’hotellerie e possono anche essere affittati. Il proprietario, in questo modo, mette a reddito il suo investimento, ne ottiene un ritorno”.
Vismara ha aggiunto che questa tipologia di ‘residenza più ricettività’ è diffusa soprattutto all’estero. Meno in Italia, Paese che tende a essere più tradizionale. L’ibridazione è un vantaggio anche per la stessa catena alberghiera, perché attua un processo di differenziazione di business e perché gli investimenti in hotel diventano profittevoli a lungo termine, avendo dei costi fissi molto elevati tra personale, spa, piscina, ristorazione, al contrario invece degli investimenti in appartamenti. Le residenze hanno una resa immediata, in quanto vengono subito messe in vendita. “Su 10 richieste di interventi che vengono rivolte al mio studio – ha concluso l’architetto – sette sono di building nei quali si chiede di progettare appartamenti con servizi di hotel di lusso”.