Serviva – forse – il Covid per sdoganare un concetto di cui si parla da tempo e che rappresenta un’opportunità chiave per un Paese – l’Italia – lambita per tre quarti dal mare e ricca, forse come nessun Paese al mondo, di proposte ricettive. Si tratta della necessità di destagionalizzare il turismo verso le località marittime con l’allungamento dell’apertura degli stabilimenti balneari e delle strutture alberghiere, redistribuendo così i flussi durante l’anno.
Un primo tentativo l’ha fatto lo scorso anno Ischia con il progetto ‘Ischia is more’ portato avanti da albergatori e negozianti che ha consentito di rivitalizzare l’isola anche nei mesi non prettamente estivi. Complice anche il cambiamento climatico che ha esteso le temperature miti a parte del periodo autunnale, l’esperimento no season si è sviluppato quest’anno anche a Forte dei Marmi, dove la chiusura degli stabilimenti versiliani è stata posticipata al 6 novembre, e alla Costa Smeralda che quest’anno allunga la stagione di due mesi, fino a metà ottobre.
Per il mondo dell’hospitality leasure, da sempre caratterizzato dalla spada di Damocle della stagionalità, il progetto di destagionalizzare il turismo avrebbe numerosi benefici. Le aziende che operano in questo segmento potrebbero spalmare i costi lungo tutto l’anno anziché concentrarli in pochi mesi. Inoltre, l’allungamento del periodo di attività permetterebbe di arginare il problema della mancanza di personale stagionale che grava il settore dell’ospitalità soprattutto in era post Covid, a causa, appunto, delle tempistiche della stagionalità.
La destagionalizzazione rappresenta, quindi, una trasformazione improcrastinabile, anche perché sono gli stessi utenti a richiederlo in virtù dei cambiamenti di fruizione delle ferie. Il turismo attuale, infatti, è più ‘slow’: le persone vogliono fare vacanze meno frenetiche e quindi scelgono anche i periodi meno ‘battuti’. C’è però la necessità di una riorganizzazione di sistema. Per consentire progetti come questo è fondamentale che ci sia un appoggio concreto anche da parte degli altri attori, vale a dire le compagnie aeree e di navigazione che dovrebbero mantenere dei collegamenti frequenti con le destinazioni turistiche. E serve un supporto anche da parte dei comuni e delle autorità locali che devono fare più promozione e dare visibilità all’estero agli eventi che si svolgono in periodi non estivi. Serve, quindi, un’azione coesa perché il turismo destagionalizzato è un’occasione che l’Italia non si può permettere di perder