Nell’ambito delle operazioni di tipo value-add, gli investitori mostrano particolare interesse verso il mercato romano, puntando al riposizionamento di strutture esistenti e alla conversione di immobili ad uso ufficio nel centro storico della città, soprattutto nel segmento lusso ed extra-lusso. A Milano invece i flussi sono diretti verso il segmento upper-upscale con operazioni di rebranding di hotel esistenti o acquisto di alberghi a reddito da parte di investitori core. Sono i dati emersi dall’evento Wanderlust 2022 organizzato dalla società di consulenza immobiliare Cbre, da cui si evidenzia anche che dal 2019 fino alla fine del primo semestre 2022, l’incidenza delle operazioni value-add nel mercato romano ha raggiunto quota 62%, mentre nel mercato milanese si è attestata al 47 per cento.
A livello di performance, nei primi sette mesi del 2022 a Roma e Milano l’Adr (Average daily rate) è cresciuto a Roma e Milano rispettivamente del 21% e del 14%, conseguendo i migliori risultati tra le capitali europee, con Roma seconda solo a Parigi in termini di tasso di crescita. I tassi di occupazione degli alberghi si collocano ancora sotto i livelli del 2019, rispettivamente -14% a Roma e -22% a Milano, ma in linea con quelli del mercato europeo. Il RevPar, di conseguenza, a Roma è già al di sopra dei livelli raggiunti nel 2019 (+4%) mentre ancora di poco in area negativa a Milano (-11%).
Cresce inoltre l’interesse degli investitori verso l’asset ricettivo. Sempre secondo Cbre, nel primo semestre di quest’anno, i volumi di investimento nel settore alberghiero italiano si sono attestati sui 730 milioni di euro, proseguendo così il trend di crescita del 2021, quando gli investimenti complessivi sono risultati pari a 2,1 miliardi. Negli ultimi 12 mesi, l’incidenza degli investimenti del settore hotel sul totale dei volumi d’investimento del commercial real estate italiano è stata del 16%, contro quella del 5% registrata a livello europeo, a conferma di come questo settore sia uno dei più sviluppati in Europa.
In Italia, infine, la diffusione degli alberghi di catena (‘brand penetration’) rimane modesta rispetto ai principali mercati europei, complice una grande frammentazione dell’industria. Questo contesto costituisce un’opportunità per il mercato italiano, che si apre sempre di più all’ingresso di catene alberghiere e investitori internazionali.
Francesco Calia, head of Hotels di Cbre Italy, commenta: “In sintesi possiamo dire che, dalla ripresa Covid e per i prossimi anni, il segmento dei resorts e le città di Roma e Milano hanno trainato e traineranno il mercato degli investimenti alberghieri in Italia, assorbendo ad oggi complessivamente circa il 70% dei capitali investiti in hotel nel Paese. Le performance del mercato delle due città sono robuste, in rapidissima crescita e con valori/profitti superiori alle aspettative, e questo dovrebbe progressivamente tranquillizzare gli investitori sui loro ritorni, compensando in parte l’aumento del costo del capitale a prestito.”
Riguardo al capoluogo lombardo, Martina Riva, assessora allo Sport, Turismo e Politiche Giovanili del Comune di Milano, ha sottolineato: “Dal secondo trimestre 2022, gli arrivi a Milano hanno iniziato a eguagliare quelli dello stesso periodo del 2019 – anno record per il turismo milanese – fino a superarli nel mese di luglio (+7% sul 2019) e di agosto (+11%). Un trend e una performance che incidono sull’intero comparto, infondendo fiducia negli operatori del settore alberghiero e sugli investitori”.
Roma sta vivendo un periodo molto fiorente, sia per l’apertura di molti 5 stelle sia per i bilanci in crescita di alcuni gruppi che hanno superato il 2019. A questo si aggiungono i dati elaborati da Enit sul turismo congressuale in Italia nel 2021 che mostrano che Roma è entrata, per la prima volta, nella classifica delle prime 20 città e si piazza al 16° posto.