Un anno che ha rappresentato ‘simbolicamente’ la ripresa dei viaggi internazionali, anche se ancora indietro ai flussi del 2019 e con alcune defezioni importanti come quelle dei cinesi e dei russi. Ma il 2022, nel suo complesso, è stato un grande passo avanti per il settore turistico, piegato da oltre due anni di pandemia e di restrizione ai movimenti. Per dare un’idea di quanto accaduto in Italia, i bilanci degli hotel, ad esempio, hanno ripreso a macinare risultati.
Il desiderio di fare la valigia, insomma, è rimasto alto, soprattutto in Europa. Il sito Morningstar riporta che gli operatori di travel retail, come Dufry, ritengono che l’aumento dei prezzi dei biglietti dei voli aerei non ha prodotto fino ad ora nessuna flessione sulle abitudini di spesa dei viaggiatori del Vecchio Continente.
Nonostante questi numeri, però, l’indice Morningstar Global Travel Services ha ceduto il 23% in euro nel 2022 e in media i titoli del settore sono scambiati a un tasso di sconto del 30% circa. Il segmento più conveniente è quello delle navi da crociera, valutate mediamente con un rapporto tra prezzo e fair value (stima del valore) di 0,5, seguito da quello dell’online travel a 0,6. Le aziende attive nell’industria dell’ospitalità, invece, sono leggermente più costose (0,8).
Non sono bastati alberghi tutti esauriti e aerei al completo per infondere fiducia negli investitori sulle prospettive di crescita del settore del turismo.
Per fare qualche esempio, Accor ha ceduto il 18% nel 2022 ma continua a essere scontato rispetto al fair value di 38 euro, avendo chiuso alla Borsa di Parigi lunedì 30 gennaio 2023 a 29,56 euro. Gelata per le azioni del gruppo Expedia, che hanno perso, secondo quanto rileva Morningstar, il 48% del loro valore di mercato in euro nel 2022 e per l’operatore crocieristico Carnival Corporation che ha lasciato sul mercato azionario l’anno scorso il 57 per cento.