Venezia, Roma e Firenze sono le nostre città più citate quando si parla di overtourism, il turismo eccessivo, ‘mordi e fuggi’, che rischia di snaturare l’identità e la storia delle città italiane ed europee. È oramai un pensiero condiviso che l’Italia, con il fragile equilibrio delle sue bellezze artistiche, architettoniche e naturalistiche, non possa sostenere le crescenti masse di turisti, italiani e stranieri, che si riversano nelle più gettonate destinazioni turistiche del Paese. Al di là delle misure che le istituzioni stanno adottando – dall’aumento delle tasse di soggiorno alle strette sui soggiorni brevi – deve essere chiaro che il posizionamento del nostro Paese nel panorama internazionale del turismo non può che essere premium, o lusso come si vuole chiamare.
Per raggiungere questo obiettivo però, non ci si può limitare ad alzare i prezzi delle camere, come, sulla scia dell’inflazione, è stato fatto negli ultimi anni. Una misura di questo tipo rivela un approccio miope perché il turista, soprattutto quello altospendente, è ormai molto attento alla qualità delle esperienze che un hotel di alto livello è tenuto a proporre.
E, sul lato dell’experience, occorre dirlo, l’industria alberghiera italiana così come il nostro sistema paese, deve cambiare passo.
Va ripensata, in toto, non soltanto la struttura alberghiera, ma l’esperienza offerta nel suo complesso.
Il riferimento va, per esempio, al personale che, oltre ad essere qualificato e formato per prestare un servizio di alto livello, occorre che soddisfi anche dei parametri in termini numerici. Serve poi una maggiore managerializzazione delle strutture e un’attenzione maniacale anche all’estetica delle camere e delle zone comuni, un aspetto imprescindibile, per il lusso, a maggior ragione dato che siamo la patria del bello.
Servono, insomma, investimenti per allineare, o riallineare, il livello dell’offerta ai prezzi che vengono richiesti. Solo ripensando del tutto la filiera ricettiva del lusso potremo far sì che l’Italia si meriti effettivamente il suo ruolo strategico nell’industria del turismo di fascia alta. I tempi però sono serrati e considerato il ritardo italiano rispetto all’estero, le catene italiane di hotellerie non possono permettersi di posticipare gli investimenti. Occorre, quindi, uno sprint prima che il Belpaese perda del tutto il treno del lusso.