Da più fonti sta emergendo un nuovo fenomeno tutto a ‘stelle e strisce’, che riguarda cioè l’insoddisfazione verso gli hotel di lusso statunitensi. L’ha rimarcato Ted Teng, former president & CEO di The Leading Hotels of the World, durante il Luxury Hospitality Conference 2022, organizzato presso il nuovo Nh Collection Milano Citylife da Teamwork Hospitality.
Teng ha sottolineato che i servizi dei 5 stelle americani si sono abbassati di livello, e questo va a vantaggio dell’hospitality in Europa e in Asia, verso la quale c’è una forte richiesta da parte dei viaggiatori del Nuovo Continente, che percepiscono le strutture ricettive in questi Paesi di maggiore qualità. “Va detto che i proprietari degli hotel statunitensi – ha aggiunto – sono interessati agli utili a breve termine. Si tratta soprattutto di investitori istituzionali e di fondi, che considerano l’hotel come un asset finanziario, e spesso con un investimento veloce, che si realizza nell’arco di 3-5 anni”.
Questo fenomeno l’ha rilevato anche Alain Bullo, maître de maison di Londra Palace Venezia, nel corso di un’intervista rilasciata a Pambianco Hotellerie: “In agosto ho partecipato a due eventi, a New York per Internova, che rappresenta il secondo gruppo di agenzie in Usa, e a Las Vegas per Virtuoso. Ho percepito un trend positivo per l’anno prossimo, la voglia di viaggiare da parte degli americani in Europa è alta, e in Italia in particolare. Ho notato inoltre che gli operatori sottolineano le continue critiche nei confronti dei luxury hotel statunitensi, anche per l’aumento esponenziale delle tariffe. In realtà l’aumento dei prezzi è presente anche in Italia, ma risulta più giustificato perché nel nostro Paese viene percepito un livello di servizio nella ricettività decisamente migliore”.
A questo si aggiunge lo studio J.D. Power 2022 North America Hotel Guest Satisfaction Index (Nagsi), condotto dall’omonima società su 34mila ospiti di hotel Usa tra giugno 2021 e maggio 2022. Dallo studio emerge che l’aumento della domanda e la costante crescita dei prezzi non sono stati accompagnati da un corrispettivo miglioramento dei servizi e delle strutture. Di conseguenza, la soddisfazione degli ospiti è diminuita. Nel periodo di riferimento dello studio, l’Adr per gli hotel statunitensi è aumentato del 34,8 per cento.