“Non vogliamo un fondo. Non ci interessa fare leva sul debito. Abbiamo obiettivi a lungo termine, puntiamo sulla gratificazione del personale, e il business funziona”. Sono le parole lungimiranti di Carlo Babini, owner e CEO della società immobiliare Bacamul, che ha la proprietà e la gestione di tre hotel in Italia, Londra Palace Venezia, The Place Firenze e Borgo dei Conti Resort, in provincia di Perugia.
Babini racconta a Pambianco Hotellerie il modello di sviluppo che sta perseguendo, il cui core business è focalizzato sul real estate, a cui si aggiunge l’attività alberghiera che sta diventando sempre più importante e che rappresenta circa il 20% del fatturato. L’hotellerie infatti ha archiviato il 2022 con ricavi a 15 milioni di euro, segnando una crescita del 30% rispetto al 2019. La particolarità del modello-Babini è che, in un mercato italiano che sta assorbendo la tendenza internazionale a separare gli asset e a far entrare fondi nel capitale, il gruppo rimane saldamente legato alla proprietà e alla gestione delle strutture: “Questo modello funziona – spiega il CEO – e ci permette di crescere in modo organico e con equilibrio, che non sarebbe possibile in un ambiente speculativo. Avere un fondo alle spalle determina una pressione talmente forte che ne risente inevitabilmente il personale, a cui noi vogliamo garantire stipendi più che adeguati. Non ci interessano ritorni speculativi in tre/cinque anni. Preferiamo che le persone siano felici di lavorare con noi, infatti abbiamo manager e altre persone dell’organico che sono da oltre 30 anni nelle nostre strutture”.
Recentemente il gruppo ha creato il brand The Hospitality Experience – The, che costruisce un’identità visiva e sinergica per gli hotel. “In questo modo – aggiunge Babini – le tre strutture unificano standard e modalità di gestione, pur rimanendo ognuna fortemente caratterizzata nella sua unicità e nel rapporto con il territorio. La struttura veneziana è stata acquisita nel 1939, nel 2003 abbiamo rilevato l’allora J.K. Place, poi diventato The Place, e successivamente abbiamo colto un’occasione grazie a un fondo giapponese che ci ha venduto Borgo dei Conti, che quest’anno è chiuso per un importante restauro e aprirà rinnovato nel 2024″.
Il futuro della divisione alberghiera andrà verso un ‘giusto’ ampliamento: “Attualmente – conferma Babini – stiamo consolidando il team e l’organizzazione interna, creando una struttura in grado di supportare un’espansione in modo organico e intelligente. Gli alberghi a cui guardiamo sono strutture di 35/40 camere, perché con queste dimensioni il rapporto tra personale e persone è qualitativamente elevato, oltre sarebbe difficile ottenere il contatto emotivo a cui puntiamo. Viceversa, gli hotel più piccoli, come il The Place, sono meno sostenibili, cioè funzionano bene ma risultano meno efficienti”.
Fiore all’occhiello del gruppo è la Fondazione The Place of Wonders, guidata dalla direttrice Michela Babini e dedicata a proteggere e supportare la tradizione secolare dell’artigianato e della creatività italiani. “Il rischio che l’Italia sta correndo – sottolinea Babini – è che la manifattura vada scomparendo e che la grande maestria che fa parte del territorio non venga più tramandata. Per questo vogliamo aiutare i giovani artisti, che spesso non hanno la possibilità di formarsi, offrendo loro borse di studio in scuole di alto livello. È un modo anche per contrastare la tendenza delle grandi multinazionali a iper-specializzare il lavoro manifatturiero, a compartimenti sempre più stagni, con la conseguenza che gli artigiani perdono competenze e visione d’insieme. Il nostro obiettivo – conclude la direttrice – è garantire un territorio socialmente stabile e basato sulle arti. Vogliamo evitare che si impoverisca e che diventi un’altra ‘Dubai’ senza storia”.
Babini racconta anche che The Place of Wonders vuole avvicinare gli ospiti degli hotel alla scoperta delle meraviglie artistiche e artigiane dei luoghi in cui si trovano gli alberghi. Alcune ‘botteghe’ infatti aprono le porte agli ospiti affinché possano capire come vengono creati i prodotti, i lunghi tempi richiesti, e la ‘sapienza’ della manifattura italiana. Inoltre, i clienti dell’hotel hanno la possibilità di supportare queste attività virtuose, diventando essi stessi mecenati con una donazione.
Attualmente la fondazione è attiva a Firenze con un progetto dedicato alle Arti Orafe, in partnership con la scuola Lao – Le Arti Orafe di Giò Carbone, e presto continuerà la sua attività di supporto alla manifattura locale anche a Venezia e in Umbria.
